Nashville Bluegrass Band - American Beauty cover album

Quinto disco per la Sugar Hill, etichetta per la quale incidono dal 1990, dopo i primi tre storici tanto amati LP Rounder grazie ai quali molti hanno riscoperto la componente blues di una musica che da tempo si era scordata di essa. Quegli album, per quanto unici, non poterono però influenzare altre band tanto da creare una nuova tendenza.
Credo che ciò vada attribuito al fatto che tale originalità non fu frutto di una semplice scelta stilistica o di repertorio – in questo caso sarebbe stato semplice riprodurre il loro suono – ma principalmente dall’unicità che le due voci lead, entrambe interscambiabili a piacere col tenor, sapevano creare quando si ‘appoggiavano’ l’un l’altra per offrire momenti di perfetta armonia ‘bluesy’, come se davvero fossero fatte per stare assieme, e in quella maniera.
Forse questa è la vera magia della Nashville Bluegrass Band: le voci di Alan O’Bryant e Pat Enright.
Ogni nuovo disco della NBB naturalmente offre questa inossidabile formula, anche se quei primi album, forse, continuano a dimostrare un coraggio che il quintetto non seppe più tirar fuori successivamente.
E qui mi riferisco invece al repertorio. American Beauty è un altro bel disco, difficile dire più bello, o meno riuscito di quale altro.

In perfetta continuità piuttosto con quanto hanno prodotto da quando sono a casa di Barry Poss.
Alcune canzoni di American Beauty sembrano forse già ascoltate, alcune altre, anche se ascoltatissime come The Johnson Boys, rinascono per la gioia dei nuovi e vecchi appassionati.
C’è una Slow Learner da brivido, qualche bluesaccio e qualche duet, uno strumentale, la solita concessione a Roland… manca il gospel, sorpresa.
Non conoscete ancora la Nashville Bluegrass Band? Pescate pure a caso, o cominciate magari da questo, è sempre la solita grande musica.

Sugar Hill SHCD-3882 (Bluegrass Tradizionale, 1998)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 45, 1998

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