Se amate i cantautori texani, non perdetevi questa piccola ma significativa produzione di una esordiente label di Austin. Tuscola è uno di quei rari gioielli realizzati in economia di mezzi ma non certo di fantasia e di gusto. Una pietra, anzi, una gemma, magica che vi porterà in un lungo viaggio per le strade del Texas.
Vedrete, e sentirete, in questo lungo viaggio cantautorale, tempeste di sabbia, piccole chiese di campagna e incredibili locali lungo le strade sterrate. Toccherete con mano la solitudine di una stanza vuota, di paesaggi senza fine dove la sola compagnia è il vento.
Ed i caratteri e le storie non sono meno vivide, luminose, piene di passione che, spesso, catturano completamente la nostra partecipazione emotiva. Un raggio di sole ha illuminato qualcosa nella polvere della prateria, ascolto dopo ascolto quella patina di sporco si dissolve per porvi davanti questa pietra preziosa di musica ‘americana’.
Chi è questo autore che sembra catturare così bene tutto quello che il ‘West Texas sun’ illumina, da dove viene, come ci è riuscito? La ricetta di Tuscola è molto semplice: una riuscita combinazione di folk, country e bluegrass impastata con l’aiuto di preziose sonorità rootsy e old-time ottenute grazie all’uso di chitarre dalle studiate accordature, dai comuni banjo, mandolino, accordion e violino sino a tromba, tuba e cucchiai.
Questo giovane di Abilene, Texas, arrivato tardi alla musica dopo essersi dedicato alle arti grafiche, l’ha mutuata attraverso un decennio di esperienze. Dopo un deludente tentativo losangeleno come autore ed attore nella prima metà degli anni ’90, Nathan ritorna a casa. Ha nostalgia del suo Texas e torna per lavorare in un ranch fuori Austin. Ritrova la sua ragazza di un tempo, Sarah, che sposerà poi nel ’97, e si dedica occasionalmente alla musica. Si unisce Marc Utter, chitarrista e cantautore, e suonano dal vivo in diverse occasioni.
Con quest’ultimo, nel ’95, forma un gruppo roots dal nome Sharecroppers, con i quali registra Spirit Of Sharecroppers, prodotto da Lloyd Maines, prima di sciogliere la formazione nel ’98. La mancanza di successo è la principale motivazione, ma lo spirito del gruppo sopravvive in un quartetto bluesy con la cantante LeeAnn Atherton, che comprende, oltre a Nathan, chitarra, altri due notevoli personaggi: il bassista e chitarrista Mike Stephenson, e l’amico Marc Utter. E’ il preludio a due notevoli dischi, Lady Liberty, dove la Atherton canta tutte le canzoni scritte da Stephenson e questo magnifico Tuscola.
Si tratta di un’opera senza tempo dove prevale un forte senso rurale e popolare dei luoghi noti, del passato, della pace e della beatitudine che da il confrontarsi con le proprie tradizioni. Da un gruppo hippie-country-bluegrass è uscito un personaggio introspettivo che sembra scavare tanto nell’anima quanto nella tradizione dell’Americana. Il risultato è stupefacente.
Lo spessore delle languide ballate di Hamilton, che sembrano un’emanazione del vento che soffia nelle infinite praterie della sua terra, ha pochi uguali. La sua voce è evocativa, pervasa da una vena nostalgica cui difficilmente si rimane insensibili. I protagonisti sono Nathan e Marc, chitarre, Mike, basso, Mark O’Brien, batteria, LeeAnn, voce, ed un prezioso cast di solisti che arricchiscono diversi brani: Dave Sawtelle, banjo e cornetta (illumina molte ballate con il suo banjo-sound che si integra in modo mirabile con le chitarre, Cash & Tobacco, Grainger County), Mark Rubin, tuba, Erik Hokkanen, violino (sublime e di notevole effetto l’uso di questo strumento in brani come Roots e Spent).
Siamo in un scintillante contesto elettro-acustico, bello ed intrigante per gli arrangiamenti e le soluzioni strumentali e corali di ogni brano. Degna di nota è anche la veloce e rockeggiante Two Penny Vengeance, toccante storia su una vendetta non consumata verso un banchiere che ha sottratto ad un farmer la sua fattoria, con piano, Pete Gordon, ed armonica, Randall Stockton, a sostegno della chitarra elettrica di Matt Giles.
Ma Nathan eccelle anche nelle dimensioni più intimiste come nella poetica title track. In una folk-song come Tuscola, con la sola chitarra e lapsteel, Nathan lascia segni indelebili di sensibilità espressiva.
Lo stesso dicasi di Farmers Rest, una country-folk ballad evocativa e profonda, dove la voce di Nathan, con l’ausilio di Utter, sembra mettere a fuoco le toccanti e poetiche immagini che i suoi versi evocano.
Inutile aggiungere che Tuscola è una delle più sensibili e toccanti opere cantautorali ascoltate quest’anno, dove ogni canzone colpisce l’immaginazione dell’ascoltatore per fargli provare una esperienza nuova ed antica tra musica e poesia. Speriamo che il tempo renda giustizia a questo cantore di un’America perduta. Hamilton sembra porsi fuori dal suo costante fluire, per avere delle ‘visioni musicali’ che si sublimano in canzoni che non è azzardato definire autentica ‘poesia americana’.
Steppin’ Stone 711 (Alternative Country, Country Rock, 1999)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 35, 2000
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