Nina Nastasia – The Blackened Air cover album

Già il fatto che Steve Albini si sia preso personalmente la briga di segnalare alla gloriosa indie label di Chicago questa cantautrice residente a New York (The Blackened Air è il suo secondo lavoro), curandone poi personalmente la fase di registrazione, dovrebbe suscitare curiosità e rispetto. Il resto lo fanno le canzoni, piccoli tragitti dell’anima affidati a sonorità cupe e attillate, ma ricche di atmosfera, fascino e soluzioni sorprendenti, per certi versi coraggiose e comunque sempre ben dosate.
Una sorta di noise-folk dal transito teatrale, che ricorda alcuni paesaggi oscuri dei Black Heart Procession senza però l’utilizzo del pianoforte, qui sostituito, se così possiamo dire, da violini e violoncelli insinuanti, ma anche da fisarmoniche tenaci, con una ritmica spesso ossessiva a danneggiare, in senso positivo, melodie cantilenanti e arie marziali (Ugly Face).

L’elemento fondamentale è però l’intensa voce di Nina, che conduce l’ascolto fra le lande di una struttura folk cameristica particolarmente incline alla tradizione. Questi sono gli ingredienti, semplici ma ben dosati, che concorrono a un equilibrio quasi perfetto dal punto di vista della fruibilità di ascolto.
Il bolero di periferia di All For You da una parte, per i palati traditional; l’inclinazione alla Joni Mitchell di Desert Fly dall’altra, per i nostalgici delle profondità visionarie del songwriting al femminile.
Nel mezzo di The Blackened Air qualche spruzzata di Nick Cave, Dirty Three, Leonard Cohen e Cat Power, vale a dire lacrime e sangue, ma anche tanta, tantissima dolcezza.
Voto: 7,5
Perché: con una splendida voce sussurrata, la cantautrice newyorkese ci conduce tra le profondità del suo splendido noise-folk

Touch And Go TG231CD (Singer Songwriters, 2002)

Pier Angelo Cantù, fonte JAM n. 84, 2002

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