Noam Pikelny - In The Maze cover slbum

Noam è uno dei giovani fenomeni del banjo del nuovo secolo, uno di quelli capaci di superare i limiti tecnici dello strumento ed esplorare nuovi territori, pur rimanendo, per necessità o passione o formazione, nel mondo del bluegrass e del newgrass. Dopo aver militato per qualche anno nei Leftover Salmon, sostituendo il compianto Mark Vann, oggi suona con la John Cowan Band e con un’altra manciata di band ed amici, più o meno noti, tra cui David Grier e Chris Thile.
Le capacità tecniche del ragazzo (22 anni al momento della registrazione del CD) gli permettono di affrontare terreni impervi, e lo fa con una decina di pezzi originali e una band di solidi musicisti come il già citato David Grier alla chitarra, Gabe Witcher al violino, Matt Flinner al mandolino e Todd Phillips al basso (questi ultimi anche produttori).

Eppure non si può dire che tali capacità siano ostentate, le ha e le usa ma perché servono all’idea di musica che ha in testa, come pure non ostenta quando accompagna dei cantanti o altri solisti (visto personalmente con Dominique Leslie e con Shawn Camp). In effetti bisogna riconoscergli una sensibilità melodica non indifferente e tra i pezzi meglio riusciti ci sono i lenti come il doveroso omaggio all’approccio banjoistico di Bela Fleck suonato in Super Grouper, o la sospirata Millvale Waltz e ancora il poco frequentato 3/4 di Orange Front. E questo mi fa tornare alla prima impressione che mi ha fatto l’ascolto del CD e cioè ad una sensazione di tristezza che lo pervade, una sorta di malinconia che non si scrolla di dosso nemmeno l’indiavolata Manchicken.
Un buon disco d’esordio, strumentale ma non esclusivamente per cultori dello strumento, e che mi fa ritenere che non sarà il suo migliore. E questo mi piace.

Compass 743862 (Bluegrass Progressivo, 2004)

Nirvano Barbon, fonte TLJ, 2006

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