Più che prevedibile: dopo lo scioglimento dei New Grass Revival qualcuno ha deciso di provare a occupare la fetta di mercato lasciata vacante, e i risultati non si sono fatti aspettare.
I signori Northern Lights sono di tutto rispetto dal punto di vista strumentale (anche se fra loro e i New Grass c’è più o meno la differenza fra Scurcula Marsicana e New York): banjo deciso e molto progressivo (Mike Kropp) tipo ‘lo so che c’è stato Scruggs ma faccio finta che il banjo l’abbia inventato Ornette Coleman’, mandolino superornato e svisante (Taylor Armeding), chitarra lead del genere ‘è una chitarra quindi ci posso fare quello che voglio’ (Bill Henry), basso elettrico grintoso modello ‘Non suonerò mai con Jimmy Martin’ (Jeff Horton).
E se tutto ciò vi sembra una presa in giro vi sbagliate: i ragazzi suonano molto bene e hanno un suono unitissimo come band, con ritmo preciso e serrato e timbriche perfettamente complementari.
Il guaio è che quando dispiegano le ugole nel canto i tre vocalisti fanno un po’ (scusate) cadere le balle. Forse Bill Henry e Jeff Horton le fanno cadere un filino meno, ma tragicamente la maggior parte dei lead li canta Taylor Armerding, e lui proprio non è un cantante. A tratti da anche un po’ fastidio, che ci si agita sulla poltrona e si deve buttare giù una bella sorsata di Vodka Martini…
Ad aggravare la situazione ci si mette il fatto che lo stesso Armerding compone la maggior parte dei pezzi del gruppo, e come compositore non è sempre esaltante: si passa da cose buone come City On The Hill a cose molto qualsiasi come On The Edge.
Anche gli altri membri della band forniscono pezzi originali ma non è che siano così meglio: buonini ma niente a che vedere con gli originali dei New Grass Revival, anche se spesso ne vorrebbero imitare le strutture e gli arrangiamenti.
Diverse cover da James Taylor (una Lighthouse cantata a quasi intollerabile imitazione della voce di Taylor) a Peter Rowan, a Russell Smith, al team Glenn Frey/Don Henley/Bob Seger/ J.D. Souther, tutte non esaltanti.
E come ultimo fattore di aggravamento della prognosi ci metterei il fatto che i signori Aurore Boreali (pardon..) hanno la passione per i tempi lunghi, con il record assoluto nei minuti 5:17 di Rainmaker: anche qui il confronto con i New Grass Revival è inevitabile e suicidario.
Morale della favola: se siete proprio fanatici degli strumenti e solo di quelli potete anche spendere le vostre 25000 lire o 13 dollari + spedizione, ma se badate alla musicalità complessiva, alla capacità di intrattenere, e potete trascurare il virtuosismo in favore del divertimento, allora questo Can’t Buy Your Way non fa per voi. Ne per me.
Can’t Buy Your Way/ My Only One/ Lighthouse/When The Time Had Fully Come/ September’s End/Rainmaker/ City On A Hill/ Take You Back Again/ Heartache/ Tonight/Shake This Feeling/ Jubilation/ Anger and Tears/ On The Edge
Flying Fish FF 70593 (Bluegrass Moderno, 1991)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 17, 1992