Riprendiamo l’argomento della scorsa puntata e vediamo alcuni suggerimenti per poter realizzare un buon live demo-tape.
Il primo aspetto da considerare è l’ambiente in cui registrate. Generalmente all’aperto i problemi tecnici da risolvere sono minori, avendo maggior spazio a disposizione e conseguentemente più possibilità di posizionare correttamente microfoni, speaker e monitor in modo da evitare fastidiosi rientri (ed. ‘feedback’). E’ consigliabile tenere ben distanziate le casse degli altoparlanti tra di loro e possibilmente non appoggiarle direttamente sul palco ma ai suoi lati su una qualche base d’appoggio indipendente e separata (tavoli, sedie, assi, barili di birra…). In un ambiente chiuso, come un locale, bar, ristorante, lo spazio limitato può rappresentare un problema per la sistemazione dell’apparecchiatura: è buona norma cercare allora di ridurre quanto più possibile il numero di microfoni e limitare il volume generale d’uscita come quello dei monitor (se non addirittura eliminare questi ultimi quando non sono indispensabili).
In un ambiente raccolto, però, il contatto con il pubblico sarà più immediato e coinvolgente, contribuendo a creare un’atmosfera e un calore che a volte possono mancare nelle registrazioni in grandi spazi aperti.
Altro aspetto fondamentale è quello relativo alla qualità del suono e della registrazione. Questo dipende, naturalmente, in primo luogo dalle attrezzature che userete (dai microfoni ai cavi, dal mixer al registratore ed anche al nastro), ma non esclusivamente: molto può dipendere dalla possibilità di farsi aiutare da un buon tecnico del suono, che già conosce il vostro gruppo e il vostro repertorio, o dalla vostra stessa abilità nel mixare il suono dal palco direttamente, allontanandosi ed avvicinandosi ai microfoni per creare quella dinamica e quel respiro indispensabili perché si possa parlare di vero bluegrass. Provate ad ascoltare delle vecchie incisioni di Flatt & Scruggs intorno ad un solo microfono per rendervi conto di questo.
Utilizzate poi sempre nastri di buona qualità (cromo o ferro, o se ne avete la possibilità, registrate su DAT in digitale, magari chiedendo in prestito o in affitto l’apparecchiatura: la differenza di qualità nel suono è abissale). Indispensabile è anche fare un buon sound-check provando tutti gli strumenti che utilizzerete nel corso della registrazione, fissando i livelli e, se usate dei pick-up, controllando l’omogeneità dei volumi per evitare che uno strumento rimanga troppo in primo piano costantemente, o altri vengano coperti.
E soprattutto registrate sempre tutto, ogni volta che suonate in pubblico: oltre a servirvi come banco di prova per migliorare, è l’unico mezzo per mettere insieme un buon nastro dal vivo. Riascoltando magari scoprirete che quella serata non era andata poi così male o bene come pensavate, e avrete materiale in abbondanza per scegliere il meglio.
Per quanto riguarda i pezzi da inserire nel demo, non dovrebbero essere più di 4 o 5: privilegiate i brani più rappresentativi del vostro gruppo, quelli più originali o che comunque offrono un’immagine forte e personalizzata del vostro sound. Mantenete un giusto equilibrio tra brani strumentali e vocali e comunque ricordate che chi ascolterà il demo difficilmente arriverà fino in fondo: molto più spesso sarà l’impressione offerta dal primo brano o da! secondo a fargli prendere in mano la cornetta del telefono e mettersi in contatto con voi.
Non siate neanche troppo esigenti sul piano tecnico perché una registrazione dal vivo è pur sempre una registrazione dal vivo, anche se registrate con uno studio mobile a 48 piste. Non interessa la perfezione del suono e spesso si può chiudere un occhio su un assolo poco incisivo o su un finale impreciso: essenziali sono l’energia, il drive e la sicurezza che riuscirete a trasmettere a chi ascolta. E’ sempre preferibile una buona esecuzione dal suono approssimativo ad una pessima esecuzione dal suono impeccabile. Se sono brevi e simpatiche potete anche lasciare qualche presentazione dei brani o dei membri del gruppo, ma attenzione a non eccedere. Ok, per il momento è tutto. Sul prossimo numero il seguito.
Martino Coppo, fonte Country Store n. 17, 1992