“…non necessaria”: così concludeva la recensione Martino Coppo al precedente disco di Adkins, Modern Times, e così potrebbe cominciare questa di How Many Roads. Ma non voglio essere spietato, il CD offre anche cose più che dignitose, a mio parere.
E’ il suo quarto lavoro da quando ha lasciato la band di J.D. Crowe, è uscito sul finire dello scorso anno, e vede una sensibile trasformazione d’organico della Borderline Band dal suo terzo disco: Steve Huber al banjo al posto di Ned Luberecky e Doug Bartlett al mandolino a sostituire Ron Pennington. Di Fred Travers, al dobro su Modern Times, qui non vi è traccia.
I musicisti sono tutti di buon livello e quello che si fa apprezzare di più è il banjoista, solido e in possesso di ottimo timing e suono corposo. Il mandolinista nei pezzi veloci è un pó pasticcione, ma in più parti del disco riesce a fare bella figura, anche come violinista. Infine Robin Smith al contrabbasso, rodato quanto basta, fa il suo mestiere dignitosamente.
Le voci nei cori sono ben amalgamate in armonia, quella del lead a volte lascia a desiderare e anche Doug Barlett, quando si fa avanti a prendere questa posizione non riesce a colmare una delle lacune più grosse della band. Il suono d’insieme è mediamente troppo molle, tuttavia in alcuni pezzi è piacevole e anche aggressivo, o quasi. Veniamo alla scelta dei brani. La title track potevano tenersela, pur essendo una country song piuttosto piacevole, il pezzo non mi pare adatto al gruppo in quanto evidenzia il loro difetto principale, la rilassatezza.
I classici si sprecano, In Despair, How Mountain Girl Can Love, One Tear e I’m Head Over Heels In Love, direi troppi su un totale di 13 canzoni, anche se la loro versione di In Despair è sufficientemente buona e il cantato di Paul in How Mountain Girls Can Love è sorprendentemente buono, ‘spezzato’ e con ottima dinamica.
Su One Tear, al lead il bassista (…ma perché??), e su I’m Head Over Heels In Love, qui in versione swing di dubbio gusto, è davvero meglio sorvolare.
Buone, infine, Don’t Know Why di Gary Ferguson, Your Love Is A Miracle di Bill Kenner, This Morning At Nine di Sid Campbell e Girl From The Canyon di Gordon Lightfoot.
Un disco con alti (pochi) e bassi (forse un pó troppi) che non vale l’alto costo del CD… chissà, magari dal vivo…
Rebel 1711 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 1994)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 25, 1994
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