Le note dell’album questa volta non sono scritte ma ‘telefonate’. E’ la prima volta che mi capita di ascoltarle anziché leggerle. Il ‘padrino’ è di quelli importanti, Chet Atkins. Dice, nel suo veloce monologo, della grande abilità di Paul nel creare testi, canzoni di rara bellezza, e anche delle qualità di Paul Craft entertainer. Quest’ultimo aspetto lo ignoravo, il primo certamente no.
Quando si ascolta una canzone particolarmente piacevole è bene dare un’occhiata al nome di chi l’ha creata. Per me è un’abitudine, e per questo il nome di Craft mi è familiare da almeno vent’anni. Così come quelli di Pete Goble, Randall Hylton, Larry Cordle, Carl Jackson o del più famoso Pat Alger. La fama la si raggiunge quando una canzone viene presa in considerazione da un cantante abituato a posteggiare nelle zone alte delle charts, e Paul Craft non mi pare abbia per questo ricevuto assegni pesanti così come è successo a Jackson, o meglio ancora, a Alger. Tuttavia le gemme dì Craft sono tantissime e distribuite nei dischi degli artisti che più amiamo, quelli che propongono bluegrass contemporaneo o country music acustica.
Paul Craft, in qualità di interprete, va a posizionarsi tra gli autori che meritano anche di farsi ascoltare direttamente, che reggono come dire il confronto con i cantanti che hanno fatto conoscere le loro canzoni. I nomi di alcuni di essi sono, Bobby Osborne, Gail Davies, Keith Whitley. Alison Krauss, Seldom Scene, Doyle Lawson, John Starling, Charlie Sizemore… Questo può incoraggiarvi all’acquisto? No? Allora aggiungo anche i nomi di alcuni musicisti che hanno aiutato Paul alla realizzazione di Brother Jukebox, un CD di 16 pezzi di country music elettroacustica come oggigiorno pochi se ne producono: Claire Lynch, Scott Vestal, Alan O’Bryant, Rob Ickes, Jeff White, Roy Huskey Jr., Bruce Bouton…
Strictly Country SCR-49 (Singer Songwriter, Traditional Country, Bluegrass Moderno, 1998)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 43, 1998
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