Maurizio Angeletti chitarra

Quella che segue è una discografia selettiva dell’unica musica che si possa definire ‘musica per chitarra’, chiamata in America con varie definizioni (‘American Primitive Guitar’, ‘Contemporary Guitar’, ecc.) ma sempre in riferimento all’uso della chitarra acustica come strumento autonomo, da concerto, dotato di un repertorio analogo a quello ormai codificato e accettato della chitarra classica.

In questo caso particolare ci si occupa di una musica (o meglio di varie musiche) che pur utilizzando vari aspetti delle tradizioni musicali americane, è arrivato alla creazione di un genere esclusivamente strumentale che non è musica classica, né mera riproposta di musica strettamente tradizionale, ma che può essere considerata come uno sviluppo particolare di tutta la folk music americana, e che la trascende, addirittura, per esprimersi e caratterizzarsi ormai in modo autonomo.

Inevitabilmente gli esponenti della chitarra contemporanea hanno tutti usato un proprio linguaggio strumentale e schemi tecnici che sono un esempio mirabile di virtuosismo non glaciale ma tradotto in avventure che, alla fine, sono comunque destinate a tutti, e non solo all’elite dei cultori e appassionati dello strumento.

Entrambi questi discorsi non vogliono portare comunque a una sorta di demagogissima teoria per cui “non bisogna suonare musica tradizionale” o per essere spontanei bisogna essere rozzi a tutti i costi, né chi scrive sta tentando di ‘convincervi’ ad amare soprattutto questa musica che, come altri settori, sta vivendo un periodo di stasi e di transizione in attesa di stili nuovi e parole nuove.

John Fahey
-Takoma C-1058, 1977, The Best Of John Fahey, 1959-1977
Un sampler dei primi tre dischi di Fahey, inevitabilmente riduttivo, con tutta una serie di brani ormai classici rappresentativi della prima produzione del chitarrista, con la creazione di una musica ‘contemporanea’ per chitarra acustica scaturita dalla multiforme tradizione americana.
-Takoma C-1030, 1971, America
-Takoma C-1035, 1973, Fare Forward Voyagers
Lunghe epiche composizioni per sola chitarra sulla scia di The Great San Bernardino Birthday Party, autentiche ‘sinfonie’ a 6 corde, a mio avviso ai vertici della musica chitarristica americana di tutti i tempi.
-Takoma C-1045, 1975, Christmas With John Fahey, Vol. 2
Carole natalizie e inni religiosi in eccellenti duetti con Rick Ruskin sulla prima facciata, e due ‘suites’ natalizie eseguite in solitudine sulla seconda, composte alternando temi tradizionali o di altra provenienza.
-Takoma C-1043, 1974, Old Fashioned Love
Disco che documenta, insieme agli introvabili After The Ball e Of Rivers & Religion, il periodo in cui Fahey ha registrato con un’orchestra dixie composta, in parte, da autentici reduci ottantenni della scena di New Orleans dell’inizio del secolo, con in più brani chitarristici memorabili da solo o in duetto col chitarrista Woody Mann.
-Takoma 7069, 1979, John Fahey Visits Washington D.C.
Eccellente disco di sola chitarra, una sorta di sampler involontario dell’ultimo periodo del chitarrista e, in generale, del suo lavorò strumentale.

Robbie Basho
Robbie Basho è il chitarrista e il musicista più sottovalutato e frainteso che io conosca, dotato di una genialità che contrasta inesorabilmente con le grandi leggi del business e con le mode musicali di ogni tipo.
“… Il mio scopo principale è quello di fare della steel string uno strumento da concerto indigeno per l’America, usando i vari stili fingerpicking folk, blues, classicismo occidentale, e con un forte accento sugli stili raga dell’India. (…) Il mio desiderio è quello di creare un sistema raga per il continente nordamericano, inclusa l’America Centrale e la terra degli Incas: un sistema non così complesso come il sistema Hindu ma una scuola e una struttura basilare che rappresentino le distinte e varie collocazioni culturali e gli aromi di questa terra …”.
Queste parole danno un’idea degli atipici scopi musicali del chitarrista, del suo ingenuo e allo stesso tempo bellissimo desiderio di ‘dipingere quadri musicali’ dell’America con le sue chitarre.
-Takoma C-1017, 1967, The Falconer’s Arm, Vol. 1
-BlueThumb BTS 10, 1970, Venus In Cancer
-Takoma C-1031, 1971, Song Of The Stallion
Se il primo disco documenta il meglio della sperimentazione di Basho con tematiche di vario genere (prime fra tutte quelle orientali), gli altri due sono la realizzazione luminosa di tutto il processo. Song Of The Stallion viene presentato da Basho come “un album di guitar music e poesia, un compendio di stili Hindu, medio-orientali, classici occidentali e puramente americani applicati alla steel string guitar”; di fatto il disco contiene una perfezione stilistica ed espressiva che lo colloca ai vertici della musica di Basho.
-Windham Hill C-1005, 1978, Visions Of The Country
II miglior disco di Basho insieme a Song Of The Stallion, con melodie irripetibili ed eccellenti, equamente diviso tra voce, piano e chitarre a 6 e 12 corde.
-Windham Hill C-1010, 1979, Art Of The Acoustic Steel String Guitar, 6 & 12
Come dice il titolo, un disco esclusivamente chitarristico con nuove versioni di antichi capolavori e tutta una gamma di variazioni su temi di alcuni compositori classici.

Suni McGrath
-Adelphi AD 10025, 1969, Cornflower Suite
Il migliore dei tre albums incisi da questo chitarrista di derivazione faheyana, con ottimi episodi alla 12 corde, originali modi ritmici di derivazione balcanica e un particolare atteggiamento esistenziale e religioso che si riflette nella musica. Nella foto di copertina c’è uno splendido gattone tigrato arancione.

Leo Kottke
Leo Kottke è il chitarrista acustico più famoso del mondo, e con la sua musica è riuscito spesso ad arrivare anche ad un pubblico non specializzato grazie ad una notevole immediatezza e ad un linguaggio strumentale inconfondibile.
Per certi versi Kottke può essere considerato il più grande chitarrista ‘contemporaneo’ mai esistito, per essere riuscito a comporre una musica in grado di imporsi e comunicare oltre qualsiasi riferimento tecnico, di uscire cioè dall”intellighenzia’ chitarristica e di comunicare ad un livello più ampio, più generale.
Oltre a ciò Kottke ha evoluto la chitarra a 12 corde sia in senso compositivo che specificatamente strumentale, facendone uno strumento autonomo e svincolandolo da quella piccola tradizione, derivata da Leadbelly, che aveva suscitato un parziale interesse in America negli anni ’50 e primi ’60.
-Takoma C-1024, 1971, 6 & 12 String Guitar
-Capitol ST-11000, 1972, Greenhouse
-Capitol ST-11164, 1973, My Feet Are Smiling
La summa del lavoro di Kottke e, a costo di esagerare, di tutto il filone della ‘contemporary guitar’. 6 & 12 è un album travolgente anche oggi, dopo 13 anni dalla sua uscita, e contiene tutte composizioni originali; Greenhouse è un gioiello unico, con bei brani cantati e un ottimo lavoro alla 12 corde e alla slide; il live My Feet Are Smiling chiude questo periodo con la registrazione di un concerto travolgente a Minneapolis. Tre dischi assolutamente indispensabili.
-Capitol ST 682, 1971, Mudlark
-Capitol ST-11262, 1974, Ice Water
-Capitol ST-11335, 1974, Dreams & All That Stuff
Tre lavori che uniscono eccellenti brani chitarristici agli episodi migliori suonati con altri musicisti (in particolare con lo specialista della pedal steel guitar Cal Hand).
-Symposium 2001, 1970, Circle ‘Round The Sun
-Chrysalis CHR 1191, 1978, Burnt Lips
Pur così lontani nel tempo, entrambi i dischi offrono il meglio di Kottke che canta e si accompagna alla chitarra, con l’aggiunta di alcuni eccellenti guitar-solos.

Peter Lang
Peter Lang è forse il chitarrista contemporaneo più sottovalutato dal pubblico e dalla critica, spesso collocato grossolanamente all’ombra di Kottke e Fahey e considerato un ‘imitatore’ di costoro; in realtà Lang può essere considerato come il più grande compositore per chitarra acustica, con un tocco eccellente e uno stile meno ritmico e più evoluto melodicamente.
-Takoma C-1040, 1974, Kottke, Fahey & Lang
Eccellente antologia in cui Lang è presente con 4 splendidi brani.
-Takoma C-1034, 1973, The Thing At The Nursery Room Window
Disco eccellente e indispensabile: ogni brano è un capolavoro.
-Flying Fish 014, 1975, Lycurgus
Originariamente concepito per la Takoma, il disco contiene brani eseguiti con un ensemble quasi bluegrass e ulteriori capolavori chitarristici a 6 e 12 corde.

George Cromarty
-Thistle TH 731, 1973, Grassroots Guitar
Praticamente sconosciuto in Italia, Cromarty ha inciso due albums circa una decina di anni fa; quello consigliato è un autentico capolavoro, con brani sia su steel string che su chitarra a corde di nylon. Sembra che il pianista George Winston sia riuscito a farlo incidere di recente e che un nuovo disco sia imminente.

Toulouse Engelhardt
-Takoma/Briar BR 4203, 1975, Toullusions
Album di buon livello, con brani su chitarra a 6 e 12 corde, classica ed elettrica e con la collaborazione del session-man polistrumentista Chris Darrow.

William Ackerman
-Windham Hill C-1001, 1976, The Search For The Turtle’s Navel
-Windham Hill WHS C-1003, 1978, It Takes A Year
Il primo grande innovatore dopo Fahey, Basho, Lang e Kottke. Entrambi i dischi uniscono eccellenti brani lenti, di alto livello compositivo, ad altri brani più veloci e scontati in uno stile a bassi alternati di derivazione faheyana.

Alex DeGrassi
-Windham Hill WHS C-1004, 1978, Turning: Turning Back
-Windham Hill WHS C-1009, 1979, Slow Circle
Da molti considerato il più grande chitarrista americano contemporaneo, DeGrassi possiede uno stile estremamente melodico e ricco di abbellimenti; il primo disco è un autentico capolavoro, ai vertici di tutto ciò che è stato suonato in America su una chitarra acustica.

Tom Smith
-Lone Oak L 010, 1979, Still Lifes
Unico lavoro per questo misconosciuto chitarrista; disco non semplice ma geniale e svincolato da influenze di altri chitarristi.

Michael Gulezian
-Takoma 7076, 1980, Unspoken Intentions
Uscito originariamente per una piccola etichetta dell’Arizona con il titolo di Snow e tre brani diversi, questo disco contiene pregevoli composizioni alla 12 corde ed alla slide, il cui unico limite è forse quello di un eccessivo uso di sovraincisioni.

Daniel Hecht
-Windham Hill WHS C-1013, 1980, Willow
Il migliore dei tre dischi incisi da Hecht, e in assoluto uno dei migliori dischi di sola chitarra della Windham Hill.

Michael Hedges
-Windham Hill WHS C-1017, 1982, Breakfast In The Field
Unico disco a tuttora per questo chitarrista che si inserisce nel tipico sound dell’etichetta californiana, in linea con gli stili di DeGrassi e Hecht anche se non altrettanto originale e geniale.

Fred Gerlach
-Takoma C-1028, 1971, Songs My Mother Never Sang
Uno dei dischi più anti-commerciali, difficili e geniali mai pubblicati. Pioniere della 12 corde, citato da Leo Kottke come uno dei suoi ispiratori, Gerlach suona in questo disco brani concentrati più su strutture armoniche dilatate che su idee melodiche definite.

Preston Reed
-Folkstudio FK 5015, 1982, Don’t Be A Stranger
Uno dei pochi ad aver evoluto un proprio stile dalla scuola kottkiana e faheyana; l’album, uno dei tre incisi a tuttora, combina la tipica irruenza sonora di Reed con pregevoli atmosfere lente.

Bola Sete
-Takoma C-1059, 1975, Ocean

David Qualey
-Windham Hill WHS C-1011, 1980, Soliloquy
Indicati per chi considera la chitarra a corde di nylon uno strumento noioso e destinato solo a chitarristi classici. Qualey suona composizioni proprie che risentono del suo background classico; Boia Sete fonde musica sudamericana di varia provenienza, classica e jazz con un risultato eccellente e un disco indispensabile.

Altri chitarristi, negli ultimi anni, hanno evoluto stili in qualche modo ‘contemporanei’, alla ricerca di nuove dimensioni sonore e di una nuova collocazione della chitarra acustica.
Tutti con un background basilarmente jazzistico alle spalle, alcuni di questi strumentisti, come John McLaughlin, Al Di Meola, Larry Coryell, Pat Metheney, sono passati dalla chitarra elettrica a quella acustica, suonandola a plettro, mentre altri come Ralph Towner, Egberto Gismonti, Bill Connors provengono da studi classici più o meno formali e suonano quindi con una tecnica fingerstyle; altri infine, come Steve Eliovson, combinano entrambe le tecniche.

Ralph Towner
-ECM 1032 ST, 1974, Diary
-ECM 1173, 1980, Solo Concert

Egberto Gismonti
-ECM 1136, 1979, Solo

Steve Eliovson
-ECM 1198, 1981, Dawn Dance

Bill Connors
-ECM 1158, 1980, Swimming With A Hole In My Body

Pat Metheney
-ECM 1131, 1979, New Chattaqua

John McLaughlin
-Douglas/Columbia, 1971,  Rist. Elektra Musician 60031 – 1982, My Goal’s Beyond
-Columbia 34162, 1976, Shakti With John McLaughlin

McLaughlin, Di Meola, De Lucia
-Columbia FC 37152, 1981, Friday Night In San Francisco

Coryell & P. Catherine
-Atlantic ATL 50342, 1977, Twin House
Per quanto la ECM non sia una etichetta specializzata in musica chitarristica, ha comunque prodotto alcuni dischi che pur mostrando stili e concezioni diverse hanno un denominatore comune e non potrebbero non appartenere alle scelte e alla filosofia dell’etichetta tedesca e delle sue proposte metajazzistiche.

Ralph Towner, fondatore degli Oregon, pionieristico gruppo acustico che negli anni ’70 ha inciso diversi dischi operando una sintesi di vari elementi musicali, è a mio avviso il più grande chitarrista contemporaneo che abbia evoluto dal jazz e da altri generi una musica chitarristica originale e particolare; specialista della chitarra a corde di nylon e stilista unico e a sé stante per quanto riguarda la 12 corde, suona anche innumerevoli altri strumenti a fiato, a tastiera e a percussione. Sua è la memorabile introduzione su chitarra a 12 corde dell’album I Sing The  Body Electric dei Weather Report. Dei due dischi consigliati (che sono gli unici esclusivamente chitarristici e da solo), Diary è uno splendido lavoro acustico con chitarre, piano e gong, mentre Solo Concert, equamente diviso tra chitarra classica e 12 corde, raccoglie pregevoli incisioni dal vivo.

Egberto Gismonti è un chitarrista di origine brasiliana con un notevole background di studi classici, e con una serie di interessi e di influenze che vanno dal jazz a forme folkloristiche brasiliane a chitarristi così diversi tra loro come Baden Powell, Django Reinhardt e Jimi Hendrix. Gismonti, che suona prevalentemente una originale chitarra a 8 corde di nylon ma anche altri strumenti come il piano e le percussioni, è arrivato ad un proprio stile improvvisato e creativo, molto bene evidenziato da questo album solista.

Nato a Johannesburg, in Sud Africa, Steve Eliovson è un eccellente chitarrista, ampiamente sottovalutato da quello stesso pubblico che ha tributato successi spropositati a chitarristi più appariscenti come Al Di Meola e John McLaughlin. In Dawn Dance Eliovson, accompagnato spesso dalle tablas di Collin Walcott (anche membro degli Oregon), mette in mostra uno stile egregio che si manifesta sia a livello tematico e compositivo che a livello meramente tecnico, con strutture armoniche raffinate su cui si inseriscono gli interventi solistici che combinano una tecnica egregia con un gusto notevole.

Bill Connors è un chitarrista americano che vanta, tra le proprie esperienze, un periodo di permanenza con i celeberrimi Return To Forever del tastierista Chick Corea. Dopo aver iniziato come musicista blues e rock ed aver evoluto il suo stile in senso più strettamente jazzistico, Connors ha dato una svolta al proprio stile rivalutando lo strumento acustico e avvicinandosi alla musica classica per chitarra. Da questo nuovo corso musicale scaturiscono le atmosfere e le composizioni dei suoi albums solisti, equamente divisi fra steel string e nylon string.

Pat Metheney è una delle stars chitarristiche di questi anni, e malgrado suoni prevalentemente la chitarra elettrica è un eccellente chitarrista acustico. Il disco consigliato è in qualche modo ‘acustico’ e comunque meritevole di essere ascoltato: Metheney suona uno splendido brano alla 6 corde acustica e per il resto del disco suona la chitarra elettrica senza accompagnamento e con occasionali basi di chitarra acustica, con una musica particolarmente ispirata che non si ritrova nel resto della sua produzione discografica.

John McLaughlin è stato uno dei chitarristi più celebrati del mondo un po’ di anni fa, con la sua Mahavisnu Orchestra in bilico tra una miriade di generi musicali. My Goal’s Beyond è forse l’unico disco in cui il suo fraseggio nervoso e spezzato si stempera in una pura musica acustica di egregia fattura, con una facciata, la seconda, assolutamente eccellente. Shakti vede McLaughlin alle prese con un tentativo di interazione con musicisti e musica indiana, mentre Friday Night in San Francisco è il migliore esempio dello sfoggio tecnico plateale che ha contraddistinto fin dall’inizio la sua avventura con Al Di Meola e Paco De Lucia, con una resa artistica inversamente proporzionale alla quantità di note suonata e al successo ottenuto con questa stessa quantità di note.

Larry Coryell è un altro celebre pioniere del jazz-rock chitarristico americano che però non ha mai raggiunto le stesse fortune e lo stesso successo di McLaughlin; essenzialmente un chitarrista elettrico, nel suo stile è sempre stato presente un abuso delle sue capacità tecniche a scapito dei contenuti della musica suonata. A dispetto di ciò, Twin House, suonato in duetto col chitarrista belga Philippe Catherine, è un egregio disco di chitarre acustiche

Per finire, alcuni ‘incatalogabili’, musicisti e dischi difficili da collocare con precisione in un genere particolare o comunque elementi particolari e a sé stanti nel panorama della chitarra acustica.

John Miller
-Blue Goose 2007, 1972, First Degree Blues
-Rounder 3034, 1979, J. M. Plays George Gershwin
Miller è uno dei più grandi chitarristi finger-style americani, anche se è sempre rimasto in disparte rispetto ad una miriade di colleghi. Eccellente strumentista blues, ha assimilato profondamente gli stili di Blind Blake e Bo Carter riuscendo però a rimettere vita nelle proprie versioni degli standards dei maestri.
Mentre il primo disco evidenzia tutto ciò, il secondo, come dice il titolo, è un lavoro interamente dedicato alla musica di George Gershwin: Miller riesce pienamente negli intenti, sciorinando versioni chitarristiche estremamente fluide di vari brani celebri del compositore americano, e mostrando ancora una volta un tocco elegantissimo e un gusto enorme.

Rick Ruskin
-Takoma C-1057, 1977, The Six String Conspiracy
Ruskin è già stato citato nella sezione dei chitarristi ragtime, ma potrebbe comparire quasi in ogni altro settore chitarristico, compreso quello del flatpicking (pensate ai duetti con Fahey); quest’album è il suo migliore, ed è un lavoro eccellente di uno dei rari chitarristi capaci di trasformare l’eclettismo in buona musica. Il disco contiene ragtime, blues, brani originali e di compositori vari (Gershwin, Beach Boys, Thelonious Monk, Beatles, Gary Davis) e qualche pazzia-Takoma (Frère Jacques), tutti rivisitati dallo stile scintillante di Ruskin.

Ry Cooder
-Reprise MS-2052, 1972, Into The Purple Valley
-Warner Bros. BSK-3197, 1978, Jazz
Ry Cooder è un altro personaggio senza eguali nel panorama folk americano degli ultimi quindici anni: i pezzi da lui composti sono pochissimi, eppure qualsiasi brano altrui abbia suonato o riarrangiato porta la sua firma indelebile, il marchio del suo stile originale. Difficile una scelta tra i suoi numerosi dischi: Into The Purple Valley è un disco che evidenzia quasi tutte le componenti della sua musica, con uno stile slide semplicemente incredibile e la capacità di dare versioni diversissime di brani tradizionali usando sempre e comunque altri elementi tradizionali, anziché soluzioni più ‘progressive’; Jazz è un capolavoro partorito dalla mente del chitarrista e contiene sia un pregevole lavoro di gruppo che eccellenti interventi chitarristici. Entrambi i dischi mostrano esplicitamente quanto Cooder abbia saputo ricreare e assimilare lo stile e il sound di Joseph Spence.

Joseph Spence
-Folkways FS 3844, 1958, Bahaman Folk Guitar
-Arhoolie 1061, 1972, Good Morning Mr. Walker
Joe Spence è un particolare genio chitarristico americano, assolutamente unico e senza possibili paragoni, ancora sconosciuto o quasi presso le turbe di guitar freaks. Il suo stile è assolutamente atipico e non rappresenta altri stili chitarristici delle Bahamas. Con la chitarra accordata (o meglio leggermente scordata con la conseguente sonorità specifica) in ‘dropped D tuning’ Spence esegue inni religiosi e brani tradizionali di varia provenienza, improvvisando frasi altamente melodiche e inserendole in un contrappunto complesso con linee di bassi anch’esse estremamente melodiche: il tutto reso con particolare sincopazione e unito alla voce mugolante di Spence che dialoga con la chitarra spesso senza cantare parole precise, forma una miscela musicale esplosiva. Un mucchio di chitarristi hanno provato a riprendere i suoi brani, gente come John Renbourn, Peter Lang, Woody Harris, Duck Baker, con risultati mediocri, con l’unica luminosa eccezione di Ry Cooder che è sorprendentemente capace di suonare brani di Spence e di essere scambiato per Spence!

Leon Redbone
-Warner Bros. BSK-3165, 1978, Champagne Charlie
-Accord SN-7158, 1982, Mystery Man
Leon Redbone è uno dei chitarristi più pazzi tra i revivalists di country-blues e ragtime, profondamente attaccato ad ogni tipo di musica suonato nei primi decenni del secolo in America sia che si tratti di blues, di ragtime, di dixieland o di autori così distanti in apparenza come Blind Blake e Jimmie Rodgers. La sua tecnica chitarristica, quasi sempre in stretta integrazione con la voce, non è appariscente ma pregevole per la sincopazione e la dinamica timbrica tipicamente tradizionali.

Mike Bloomfield
-TakomaC-1059, 1977, Analine
-Kicking Mule KM-164, 1979, Mike Bloomfield & Woody Harris
Bloomfield si è imposto negli anni ’60 e ’70 come il più grande chitarrista elettrico di blues bianco, con uno stile capace di andare oltre le pur notevoli credenziali tecniche e di imporsi rispetto ad altri colleghi per la peculiarità di interpretare in modo emozionante e appassionato il blues urbano che fa capo a B.B. King, T-Bone Walker, Freddie King ed altri. Questi due lavori acustici mostrano le capacità acustiche di Bloomfield con la stessa intensità emozionale dei suoi lavori elettrici.

Jorma Kaukonen
-RCA Victor LSP-4353, 1970, Hot Tuna
-Grunt FTR-1004, 1974, Hot Tuna/Burgers
-Grunt YL-13747, 1974, Jorma Kaukonen & Tom Hobson/Quah
Eccellente chitarrista elettrico con un glorioso passato nell”acid rock’ californiano dei primi Jefferson Airplane, Kaukonen è anche un eccellente chitarrista acustico, l’unico insieme a John Miller ad aver risuonato in modo emozionante e significativo vecchi blues tradizionali, e l’unico ad aver realmente capito, assimilato e reinterpretato lo stile di Reverend Gary Davis, anni luce oltre le mediocri ripetizioni, tanto precisine quanto sbiadite, di tanti altri chitarristi moderni. Il primo disco, registrato dal vivo e con l’accompagnamento in alcuni brani del bassista Jack Casady e dell’incredibile armonicista Will Scarlett, vede Kaukonen rivisitare efficacemente i fantasmi di Leroy Carr, Jerry Roll Morton e Rev. Gary Davis, con in più un paio di splendide composizioni originali; il secondo vede l’inserimento dell’acustica in un contesto di gruppo, ancora con due o tre brani di Davis e un capolavoro come Water Song, mentre il terzo è un buon disco interamente acustico introdotto dalla celeberrima Genesis.

Guy Van Duser
-Rounder 3021, 1977, Finger-Style Guitar Solos
Chitarrista estremamente versatile e dotato tecnicamente, con un repertorio alla nylon string che va da Chet Atkins a brani dixieland e ragtime.

Bruce Cockburn
-True North TN 16, 1974, Salt, Sun & Time
-True North ILTA 9475, 1977, Circles In The Stream
Canadese, Cockburn ha ottenuto forse i maggiori consensi proprio qui in Italia. La sua produzione discografica a partire dall’inizio degli anni ’70 è stata caratterizzata dalla vena lirica e melodica delle sue canzoni e dall’ottimo lavoro chitarristico che si manifesta sia nei brani strumentali occasionali sia nell’accompagnamento alla voce, estremamente raffinato ed elaborato.

Chi volesse ascoltare tangenzialmente qualche scampolo di bossanova può soffermarsi velocemente su gente come Charlie Byrd o Laurindo Almeida, con qualsiasi altro disco oltre a quelli qui di seguito consigliati:

Charlie Byrd
-Milestone, 1973. Rist. dalla Fonit-Cetra, Latin Bird

Laurindo Almeida & Bud Shank
-Fontana 688001 ZL, 1959, Jazz Goes Brasil

Per finire, vorrei citare due o tre dischi di chitarra classica (!) emblematici e in qualche modo particolarmente simpatici al sottoscritto:

Julian Bream & John Williams
-RCA LSC-3257, Together Again For The First Time
Un disco eccellente di duetti dei due famosi chitarristi, con un feeling insospettabile.

Christopher Parkening
-EMI CO65-80911, 1975, C. P. Plays Bach
Ecco la prova che la chitarra classica può uscire dalla noia usuale ed emozionare se suonata come si deve; provate a confrontare le esecuzioni di alcuni brani con quelle degli stessi pezzi di Segovia: le note sono le stesse, ma la musica no …

Narciso Yepes
-Deutsche Grammophone 2530802, 1977, Guitar Music Of The 20th Century
Questo ascoltatelo prima di comprarlo! Trovo che il titolo sia suggestivo e quasi degno di un disco di ‘contemporary guitar’. La musica oscilla tra una geniale scelta nel repertorio (Francis Poulenc, Leo Brouwer, Antonio Ruiz-Pipò, Bruno Maderna, Leonardo Balada, Vàclav Kucera) e un difficile riscontro emotivo di tutta l’operazione.

Maurizio Angeletti, fonte Hi, Folks! n. 7, 1984

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