Chi segue fedelmente la produzione discografica di questo grande outlaw texano sa che non deve aspettarsi una messe di albums, né tantomeno dischi realizzati per majors dal nome altisonante. “Nemo profeta in patria” ben si adatta a Ray, che trova credito presso gli amici olandesi solo nel 1997, quando riesce a far pubblicare il suo Dangerous Spirits, settimo album della sua carriera solista.
Fin dalla cover, che lo ritrae in un primo piano quanto meno impietoso, con le rughe che gli segnano il volto ed un incipiente incanutimento della barba sapientemente incolta, il disco mostra tutta la sua sincerità. Una schiera di amici, più o meno famosi, fa bella mostra di sé nei solchi del CD in questione: Terry Joe Ware (chitarrista inseparabile fin dai tempi dei Cowboy Twinkies), Lloyd Maines, Paul Percy, Mike Henderson, Jimmy LaFave, Sara Hickman, Kieran Kane, Kevin Welch, Tony Joe White, Tish Hinojosa e Lucinda Williams sono della partita e coadiuvano ottimamente Ray nelle proposte musicali che rendono estremamente gradevole questo album.
Le inusuali percussioni di Paul Pearcy aprono le danze con Dangerous Spirits, che ben presto si smaschera per quello che realmente è: una tipica ballata texana, ritmata e sanguigna, con la telecaster di Terry Ware che duella con la Silvertone di Mike Henderson. Più tradizionale ed immediata If Heaven Is Not A Place To Go con la 12 corde di Ray che contrappunta gli impasti vocali affidati a Jimmy LaFave ed a Sara Hickman: uno dei momenti migliori del disco. Un’introduzione arpeggiata di chitarra acustica ed un timido accenno di bottle-neck ci richiamano alla mente atmosfere californiane a noi care. Bellissima come sempre la voce per questa realistica riflessione sulla vita senza amore Without Love.
Ray scrive ancora molto bene e firma tutti i brani, ad eccezione di Resurrection (composta da Al Grierson), quindi anche Hey That’s All Right, con il cantato quasi recitato su di un tappeto di country music al trotto e Jimmy LaFave e Sara Hickman che non sfigurano certo nell’economia globale del pezzo. Spedita, cupa ed ossessiva la ballata acustica Last Train To Amsterdam con la voce di Kevin Welch a duettare nel ritornello. Un altro pezzo che non potremmo certo definire brioso è The Last Younger Son, dove ritroviamo il vecchio Tony Joe White nel ruolo di chitarrista acustico (solista) ed elettrico. Il suo tocco è inconfondibile sulle note basse ed è un peccato che non sfoderi il suo vocione ‘swamp’. Pezzo di grande atmosfera.
Senza stare a disquisire necessariamente su tutti i brani, salto direttamente al mio preferito: Crismon Dagon Tattoo, dove Ray si esibisce al mandolino, come in diverse altre occasioni.
Un album non necessariamente limitato alle sonorità outlaw texane, che avevano contraddistinto gran parte della sua produzione, piuttosto un ottimo esercizio cantautorale improntato ad uno spettro musicale più ampio del solito, che pur non disdegna le atmosfere assolate e polverose tipiche del Sudovest statunitense. Se è necessario descrivere il suo sound, chiamiamolo semplicemente ‘American Music’, nato dalle radicate tradizioni del folk, del country, del roots-rock. Oppure, come ebbe a dire una volta Woody Guthrie, “…it’s all
folk music, ‘cause it’s played by folks….”.
Discografia:
con i Three Faces West
–Three Faces West (Outpost 10001)
con i Cowboy Twinkies
–Ray Wylie Hubbard & Cowboy Twinkies (Reprise MS223, 1975)
come Ray Wylie Hubbard
–Off The Wall (Lone Star L 4603, 1978)
–Something About The Night (Renegade EP001, 1979)
–Caught In The Act (Misery Loves RHE218, 1984)
–Lost Train Of Thought (Misery Loves 0002, CD, 1993)
–Loco Gringo’s Lament (Dejadisc 3213, 1994)
–Dangerous Spirits (Continental CSCCD-1004, 1997)
Continental CSCCD-1004 (Singer Songwriter, Outlaw, 1997)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 37, 1997
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