Ray Wylie Hubbard - Live At Cibolo Creek Country Club cover album

Otto albums in ventitre anni non possono davvero considerarsi una produzione inflazionata, ma a tanto assomma la discografia di Ray Wylie Hubbard, texano d.o.c. e portatore dal 1978 di un fardello dal peso non comune.
E’ lui infatti il compositore della classicissima Up Against The Wall, Redneck Mother, inno ufficioso del movimento cosiddetto ‘Redneck country’, già oggetto di un approfondito saggio di Jan Reid intitolato ‘The improbable rise of redneck rock’, praticamente la summa di quello che era il panorama del migliore cantautorato texano  all’epoca (1977).
L’importanza di questo brano rappresenta davvero una grossa responsabilità e Ray non manca di sottolinearlo anche nel corso di questo splendido concerto, dove la song in questione non poteva rappresentarne che la degna conclusione.
Molte sono le frecce nell’arco di questo CD, a partire dalla durata dello stesso (oltre settanta minuti), nel corso dei quali Ray Wylie Hubbard ci snocciola con misurata maestria uno spaccato della sua produzione più recente.
L’iniziale Loco Gringo’s Lament è logicamente tratta dall’omonimo album registrato per la scomparsa indie texana Dejadisc nel 1994. L’esecuzione live è impreziosita dall’apporto strumentale di alcuni fidati – e pluriblasonati – amici, che rispondono ai nomi di Stephen Bruton (mandolino e chitarra acustica), Paul Pearcy (percissioni e batteria), Chris Maresh (contrabbasso), Lisa Mednick (voci e fisarmonica) e Lloyd Maines (dobro e steel guitar), senza logicamente dimenticare la performance di Ray alla chitarra acustica.
La maggior parte del repertorio è comunque tratta dall’ultima fatica in studio del nostro, quel Dangerous Spirits del 1997, registrato per l’etichetta olandese Continental Song City, dal quale provengono Without Love, Ballad Of The Crimson Kings, Last Train To Amsterdam e The Last Younger Son.

La prima è una delicata love song, imperniata sull’annientamento dei significati del reciproco esistere senza la persona amata al proprio fianco.
Di Ballad Of The Crimson Kings ciò che colpisce maggiormente è l’incedere quasi ipnotico della melodia, supportata unicamente dall’acustica e dalla voce di Ray, che narra una storia senza tempo, a metà strada fra la fiaba e la realtà.
Atmosfera altrettanto magica e rarefatta per Last Train To Amsterdam, immagine poetica per indicare l’ultimo viaggio terreno.
Atmosfera completamente diversa per quella che lo stesso Ray definisce come ‘honky-tonk/gospel song’: When She Sang Amazing Grace. Brano tratto dal Lost Train Of Thought – recentemente ristampato – si rivela viatico particolarmente adatto a coinvolgere il pubblico delle esibizioni live, e si mostra subito gradevolissima nel suo sviluppo spensierato e spigliato, grazie anche alla performance di Stephen Bruton al mandolino e di Lloyd Maines alla steel.
Sempre dallo stesso album è tratta una lunghissima versione di Wanna Rock And Roll, dove gli animi elettroacustici si riscaldano ed il tasso emozionale vola a livelli altissimi.
Tanto per gradire, Ray inserisce un estratto della Folsom Prison Blues di cashinana memoria, brano che il pubblico mostra immediatamente di riconoscere ed apprezzare.
Fanno bella mostra di sé anche due inediti, There Are Some Days e The River Bed: la prima si conferma una introspettiva ballata acustica, appena contrappuntata dalla steel di Maines, mentre l’altro è un episodio molto ‘privato’, con uno sparuto accompagnamento acustico, che definire parco rappresenta già un’esagerazione.

Mi si perdoni la scontatezza, ma il brano conclusivo, Up Against The Wall, Redneck Mother secondo me è il pezzo migliore di tutto il CD.
Gradevolissima versione – anche se l’arrangiamento è molto mirato – conta su un testo leggermente diverso rispetto all’originale, con Lisa Mednick che si esibisce alla voce corista nel ritornello e nell’a-solo di fisarmonica., mentre Lloyd Maines strappa una vera ovazione al pubblico quando entra in scena con la sua steel in veste solista.
Veramente divertente lo spelling della parola ‘MOTHER’ che per l’occasione Ray ha modificato leggermente rispetto a ciò che conoscevamo e dove E non corrisponde più alle americanissime ‘EGGS’, cibo principe della prima colazione, bensì a ‘ENOUGH IS ENOUGH’ (corrispondente a ‘QUANDO E’ TROPPO, E’ TROPPO’), sempre riguardo alle continue richieste relative a quell’unica e dannatissima canzone, che oramai gli si è indelebilmente appiccicata addosso.
Sempre di grande effetto sono i momenti in cui il pubblico canta la canzone di turno senza la presenza vocale del cantante sul palco ed in questo caso la performance è davvero di alto livello. Ray Wylie Hubbard è un personaggio che non ha mai voluto piegarsi ai compromessi dello showbiz ed ha sempre mantenuto una sua individualità; a noi piace anche per questo.

Discografia:
-& The Cowboy Twinkies (Reprise MS2231, 1975, LP)
-Off The Wal (Lone Star L4603, 1978, LP)
-Something About The Night (Renegade EP001, 1979, LP)
-Caught In The Act (Misery Loves Co. RHE218, 1984, LP)
-Lost Train Of Thought (Misery Loves Co. 0002-CD, 1993, CD)
-Loco Gringo’s Lament (Dejadisc DJD3213, 1994, CD)
-Dangerous Spirits (Continental Song City csccd1004, 1997. CD)
-Live At Cibolo Creek Country Club (Misery Loves Co. 0003, 1998, CD)

Misery Loves Co. 0003 (Singer Songwriter, 1998)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 57, 2001

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