Nati nel ’93 in un garage di Mission District, San Francisco, i Red Meat hanno travalicato ben presto qualunque stereotipo delle revival country bands. Divenuti in pochi anni una istituzione della scena country della Bay-Area, hanno esordito con Meet Red Meat (’97), dove questi ragazzi provenienti da Iowa, New Mexico, Nebraska e Oklahoma si sono rivelati una country band di grande personalità, in grado di far rivivere i fasti delle honky tonks bands d’altri tempi, in chiave western swing, Bakersfield-country e honky tonk dalle ricercate sonorità roots.
Nel ’98 ha fatto seguito 13, prodotto da uno dei padrini dell’americana-sound, Dave Alvin, dove questo sestetto si confermava ancora una volta per le qualità del variegato repertorio, per il valore dei singoli strumentisti, per le doti corali e d’insieme di un ‘corpo’ che sa essere sinuoso e musicalmente intrigante in ogni situazione.
I Red Meat, come nel precedente album registrato per la Ranchero, label di Oakland, miscelano, nel loro accattivante sound, honky tonk, bluegrass, country, western swing, sublimato da un old-time feeling immediato e diretto. Portano nella grande città il fascino della tradizione, della musica rurale e delle sale da ballo di provincia di un tempo passato.
Alameda County Line vede i Red Meat ancora nelle sapienti mani di Dave Alvin, che con Rick Shea dà anche un contributo alla chitarra acustica, in una produzione di caratura superiore alle pur eccellenti due prove precedenti. La band ci offre un real country sound che nulla ha del dejà vu tanta è la freschezza, la passione, il coinvolgimento emotivo dei protagonisti. Una magia che si ripete con sempre maggior naturalezza, fluidità e sapienza nella stesura e negli arrangiamenti dei brani.
Il materiale originale è scritto da Scott Young, chitarra, voce, violino, e trombone, con contributi da parte della bassista e voce Jill Olson, del nuovo membro Max Butler (Chuck Prophet), pedal steel, mandolino e chitarra acustica, e della chitarra solista Michael Montalto.
Gli altri membri del sestetto sono Smelley Kelly, voce solista, e Les James, batteria.
Vi troviamo una sola cover, Memory Of Your Smile, ballatona di Ruby Rakes con belle parti corali e una twangin’ guitar che impazza, e 12 nuove canzoni. Tra le loro influenze citano i grandi del Bakersfield country, Buck Owens, Patsy Cline, Hank Williams Sr., la Carter Family, i Maddox Brothers e Sister Rose, sino ad arrivare al compianto Gram Parsons.
Aprono con un country veloce e diretto di Scott Young che è un tributo al country californiano di un tempo, That’s What I’m Here For. Continuano pigiando sull’acceleratore con Midwest Blues, Jill Olson, dalle swinganti tinte rock e dal ritornello facile, sempre splendida la pedal steel e di rilievo le parti corali.
Under The Wrench inizia come una ballata acustica ma si trasforma subito in un veloce e pulsante country-rock.
Sweet Song, firmata e cantata dalla Olson e con Dave Alvin al basso a sei corde, è una corposa ballata folk-rock dove si sente la cura dell’ex Blasters nella ricerca delle sonorità di ogni strumento.
Lolita è una border-country ballad acustica di grande effetto con un delicato lavoro della pedal steel a sostegno.
Scott Young si scatena subito dopo con il veloce country di Stay Away From Me. Michael Montalto è protagonista della strumentale Buckeye, western swing classico con chitarra e pedal steel in primo piano.
Scott Young è autore anche della romantica e jazzata Mr. Heartache e dell’old time e jazzy Catfìsh Fry, con il sapiente uso di uno swingante trombone.
Chiudono la bella country ballad This Property’s Condemned, co-firmata oltre che cantata dalla Olson, e due brani di Max Butler.
La title track, Alameda County Line, cantata dal camaleontico front-man Smelley Kelley, è una elettrica e moderna country-song, mentre Nashville Confidential è puro ed elegante western swing con assoli bluesy e jazzy nella parte finale di chitarra e trombone.
Un album che, nell’insieme, vi svelerà l’esuberante natura del sapido e vibrante honky tonk feeling che li sorregge, le sfumature western swing, il diretto e contagioso country-sound, le nostalgie western, l’intelligente humour, le belle parti corali, il senso della misura e lo spirito con cui si esprimono. Divertenti, dissacranti ed ironici, ma non per questo meno veri, i Red Meat rendono meno inquietante e più palpabile la nostalgia del west musicale, come provano le ghost tracks live finali di Alameda County Line, dal magico honky tonk feeling e dalle superbe parti corali.
Grande country e dintorni!!
Ranchero 0786 (Western Swing, Honky Tonk, Traditional Country, 2001)
Franco Ratti, Out Of Time n. 38, 2001
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