Membro fondatore del supergruppo folk canadese Wailin’ Jennys, già cantante con il nucleo originale della band che sarebbe diventata The Duhks, vincitrice dell’ambito premio Juno Award, più volte ospite del famoso programma radiofonico ‘A Prairie Home Companion’ oltre che polistrumentista e cantante dotata di una sensibilità non comune, Ruth Moody giunge solo ora all’atteso album solista.
A dire il vero nel 2002 aveva pubblicato un EP intitolato Blue Muse, ma questo è il suo vero debutto, lavoro lungamente meditato assieme al produttore David Travers-Smith. The Garden è un disco carico, già dal titolo, di simbolismi, l’importante ‘valvola di sfogo’ espressiva al di fuori di una amata band che però la costringe ad esprimersi in maniera limitata. Le dodici tracce di The Garden, ‘seminate’ nel corso degli ultimi anni da Ruth Moody, hanno così preso corpo formando un insieme equilibrato e propositivo che abbraccia il folk ma anche la canzone d’autore con elementi pop e americana.
Gli arrangiamenti catturano l’attenzione per la cura e l’amore con cui sono stati assemblati, sia quando sono scarni e minimali sia quando vengono inseriti strumenti poco usuali all’ambito in cui si è sempre mossa Ruth Moody con le Wailin’ Jennys (organo, fiati, talvolta la pedal steel). Ideali per evidenziare e sottolineare pregevoli doti vocali e per dare un giusto risalto a melodie tanto semplici quanto efficaci.
E qui sta l’esperienza del produttore nell’inserire molti nomi importanti come membri dei Crooked Still, una delle più intriganti nuove band di ispirazione tradizionale, Kevin Breit (già collaboratore di Norah Jones e k.d. lang), Luke Doucet, singer-songwriter canadese, le stesse Wailin’ Jennys e molti altri artisti meno noti ma non meno bravi senza appesantire il suono ma regalando sfumature inusitate. L’iniziale The Garden, le godibili e radio-friendly Travelin’ Shoes e Closer Now, l’ispirata Nest, la pregnante Never Said Goodbye e le dolci Cold Outside e We Can Only Listen sono solo alcuni significativi esempi di quanto detto in precedenza, in un album dai toni soffusi a cui gli appassionati dei suoni acustici e folkie potranno accostarsi tranquillamente.
Red House RHR-CD-230 (Folk, New Acoustic Music, 2010)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2010
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