Sally Rogers è una songwriter che riesce ad esprimersi perfettamente nei canoni della tradizione. La ricordo molti anni fa, in una delle tipiche serate scarsamente pubblicizzate del Folk Studio di Roma, esibirsi di fronte ad una decina di presenti impegnandosi ed esprimendosi al meglio come davanti ad una platea gremita. Da manuale il suo stare sul palco: introduzioni ai brani quando necessario, battute al momento giusto, coinvolgimento diretto e dialogo con il pubblico; il tutto superando disinvoltamente la fredda atmosfera iniziale e concludendo la serata raccontando barzellette in inglese.
We’ll Pass Them On propone in parte delle ‘old chestnuts’, canzoni e ballate tradizionali, in parte le sue composizioni più recenti. Tra le prime spicca Across The Blue Mountains, tra le seconde segnalerei Hard Work, la composizione dal sapore più tradizionale, una ironica storia sullo scambio di ruoli tra uomo e donna nella famiglia americana moderna: una splendida interpretazione su una base di accordion.
La voce di Sally è maturata: molto espressiva e sicura, affronta disinvoltamente sia brani solo vocali (Le Bouvier, un tradizionale francese; Gone To The Dogs, testo di Sally su melodia tradizionale) sia brani eseguiti su un semplice sottofondo strumentale che fa da sfondo alla sua voce (Black Is The Color, A Dozen Years). In un paio di brani (There Is No Place, My Little Doney Gal/The Cuckoo) si esprime al clawhammer banjo, mentre in Black Jack Davey si accompagna con il mountain dulcimer. Qua e là danno il loro contributo chitarra, fiddle, harmonium, pennywhistle, basso e percussioni. Il calo di tensione rilevato in Mother Courage e We’ll Pass Them On, sue composizioni, non modifica il giudizio positivo sull’interprete e sulla compositrice.
Red House RHR CD 71 (Folk, 1995)
Mariano De Simone, fonte Out Of Time n. 11, 1995
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