Prosegue da parte della Sierra-Briar l’opera di recupero di alcuni musicisti validi e stimolanti, messisi in evidenza nei sixties, ma pressoché scomparsi dalle scene negli anni ’70 perché mai toccati personalmente dal successo, spesso a causa della loro coerenza e serietà professionale. Dopo Steve Gillette, il cui ottimo lavoro non ci è sfuggito e che proprio grazie al favore con cui è stato accolto dalla critica sta incidendo ora per la Flying Fish sotto l’esperta guida di Graham Nash, ecco un altro personaggio da seguire: Shep Cooke.
Della sua scheda biografica questi i fatti più salienti da segnalare: 33 anni, nativo di Philadelphia, californiano d’adozione, ex compagno di Linda Ronstadt nei primi anni ’60 (quelli dei tempi duri delle coffe houses e delle esibizioni all’aria aperta per intenderci), con lei di nuovo negli Stone Poneys nel ’67/’68 (coi quali registra il terzo album Linda Ronstadt & Friends), solista e membro di gruppi diversi (tra cui la Floating House Band con due Stone Poneys Kit Alderson e Bob Kimmel) da quel momento in poi. Ha collaborato alla realizzazione del primo album di Tom Waits per l’Asylum, Closing Time, si è esibito in concerto, fra gli altri, con Roger Miller, Mimi Farina, John David Souther e i Dillards e vanta già un’incisione solo per la WWC Records, un album di cui nessuno sapeva ancora niente.
Questo Concert Tour Of Mars è una vera e propria rivelazione, è un album splendido, convincente, persuasivo, pieno di vita e di calore. Mischia dolcezza e aggressività, divertimento e riflessione. È un condensato perfettamente riuscito di tutti gli stili musicali sviluppatisi in California e nelle aree limitrofe a seguito del contatto del rock e delle sue derivazioni con il vecchio filone folk degli anni sessanta. Si fa sentire l’influenza country, ma vi sono anche spunti blueseggianti. Shep si accompagna alla chitarra, da bravo cantautore, ma suona anche il pianoforte, l’organo e il basso, facendosi aiutare da alcuni amici alla chitarra elettrica, alla batteria e alle harmony vocals.
L’album contiene pezzi acustici ed elettrici, tradizionali e classici, originali e di altri. Dodici in tutto e tutti degni di nota. A cominciare proprio dal motivo d’apertura (firmato da Shep) che gli dà anche il titolo, Concert Tour Of Mars, delizioso e pazzerello racconto d’avventure, specie di cantilena per bambini assai ricca strumentalmente (vi si usano i più disparati oggetti, campanelli, latte di biscotti, boccali, forbici…). E proseguendo con gli altri suoi brani scritti nell’arco di sette anni e molto belli: Forever, Goodby Song, Backstage Rock’n’roll i più ritmati, naturalmente elettrici, limpidamente arrangiati ed eseguiti con efficaci assoli chitarristici, Tomcat Boogie con originali cadenze blues, Roller Coaster Ride scanzonato ed irriverente con un vago sapore bluegrass, It Still Happens lenta e melodica ballata.
Fino allo splendido New England Winter, dell’ex Stone Poneys Bob Kimmel, che richiama con il suo coro il genuino sound del folk di un tempo, al famoso e sempre piacevole Jamaica Farewell, vecchio cavallo di battaglia di Harry Belafonte (ve lo ricordate?) con il suo ritmo pre-reggae, all’incantevole Long Black Veil la cui drammaticità sembra stemperarsi in questa avvolgente versione acustica, alle tristi e romantiche ballate d’amore Mary Ann e Pretty Saro, trasparenti e semplici pagine di poesia popolare. Non è possibile non venir coinvolti da un album del genere tale è la sua ricchezza e forza espressiva. Fa davvero piacere accorgersi allora che c’è in giro ancora tanta buona musica.
Sierra-Briar 8705 (Singer Songwriter, 1979)
Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 26, 1980
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