Six String Yada - Diluted Roots cover album

Una band giovane, fresca, brillante, propositiva. Quattro ragazzi che si sono innamorati dei suoni acustici della tradizione old time americana ma che al tempo stesso amano metal e punk, approcciando lo stile con forza e passione consegnandoci suoni acustici che però mantengono la solidità di una band elettrica. Unico particolare che stupisce (in parte, vista la scena ricca e pregevole di quella nazione) è che arrivano dalla Svezia anche se è praticamente impossibile riconoscerne la provenienza.
Agnes Brogeby, fiddle e voce, Erling Bronsberg, banjo e voce, Jonas Bleckman, cello e voce, Simon Nyberg, chitarra acustica e voce, sono i Six String Yada, due album all’attivo ma un’attività frenetica e corposa che vede i quattro ragazzi partecipare simultaneamente a svariati progetti nella nativa Svezia.

Diluted Roots è il loro secondo disco che segue l’altrettanto godibile The Shape Of Yada To Come, un lavoro inciso di getto senza meditarci troppo su, fissando passioni e sentimenti in maniera decisamente vera e sincera, con tutti i pregi e i (pochi) difetti che possono risultare.
Quattordici momenti che vanno da traditionals (Georgia Railroad, Cumberland Gap, la celeberrima Tom Dooley, Trouble In Mind) ad originali, dove emergono maggiormente le peculiarità dei Six String Yada e le loro più diverse influenze. Cover molto particolari come il classico di New Orleans Iko Iko, la sorprendente No One Knows dei Queens Of The Stone Age (!) e la bella I’ve Endured di Ola Belle Reed arricchiscono una selezione vincente e spesso trascinante e vigorosa.
Un’altra conferma di quanto ricca sia la scena roots scandinava, non una mera riproposizione di suoni americani ma la personalizzazione di passioni ormai entrate nel DNA di questi musicisti.

Rootsy 124 (Early Country, Old Time Music, 2015)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2016

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