E con questo fanno 100! Slim Dusty, già Baronetto di Sua Maestà per meriti artistici fin dal 1970 , ha raggiunto con Looking Forward Looking Back quota cento albums ed il suo paese, l’Australia, si prepara a rendere omaggio, attraverso concerti e specials televisivi, ad un artista che ‘quaggiù’ è considerato all’unanimità sinonimo di tradizione e (ovviamente) di country music.
Migliaia le canzoni che in quarant’anni di carriera (Slim ha infatti esordito nel 1960 con l’album Slim Dusty Sings) hanno raccontato e reso immortale un mondo ed una cultura che sta velocemente scomparendo sotto il peso del progresso e (soprattutto) dello yen Giapponese.
Il compact, bellissimo, si apre con la title track, un vecchio brano di Don Walker, che assieme alle successive Old Time Country Song, Memories And Dreams e Never Was At All, ripropone una filosofia ed uno stile di vita tanto cari al mondo rurale australiano.
Naturalmente un album di Slim Dusty non può non avere una ‘pub song’ ed ecco quindi The Bloke Who Serves The Beer, brano ‘alcolico’ uscito dalla penna di Peter Denay, uno dei cantautori più promettenti dell’intero panorama ‘Down Under’.
Kasey Chambers (ex Dead Ringer Band) duetta con Slim in Matilda No More, cover di un brano di Eric Bogle, mentre Tom Oliver e John Quinn sono gli autori di Hooks & Ride, rodeo song tra country e rock che Chris LeDoux farebbe bene ad inserire nel suo prossimo album.
A Bad Days Fishin’ e There’s A Rainbow Over The Rock portano la firma di Kevin Wilson mentre Good Heavens Above, scritta da Barry Skipsey, è stata scelta dalla Emi come singolo trainante dell’album.
Classe 1927, Slim Dusty (“The Man Who Is Australia”) è ormai da tempo il simbolo di quella parte della nazione che vive isolata nell’immenso outback allevando cavalli o pecore e che lotta quotidianamente contro la siccità o contro le alluvioni per riuscire ad avere un raccolto appena decente. Questo mondo, lo abbiamo già detto, sta scomparendo, ma canzoni come Waltzing Matilda o When The Rain Tumbles Down In July, conserveranno per sempre l’anima e le radici più profonde di un paese che negli ultimi cinquant’anni ha affrontato enormi cambiamenti sociali.
Congratulazioni quindi a Slim per il suo centesimo album, e grazie per le belle canzoni che in tutti questi anni ci ha regalato. Ho avuto la fortuna di conoscere Slim Dusty di persona dopo un memorabile concerto all’Opera House di Sydney. Nonostante avesse appena terminato di suonare davanti a qualche migliaio di persone per più di tre ore, si è dimostrato gentile e disponibile lasciandomi una netta impressione di sincerità assoluta.
Che sia davvero uno degli ultimi puri del mondo della country music? Good on ya Slim.
EMI Australia 527160 (Traditional Country, 2000)
Gianluca Sitta, fonte Country Store n. 54, 2000