Gradevole sorpresa questo album di Sneaky Pete appena distribuito dalla Shiloh, la nuova piccola casa discografica californiana che sembra volersi proporre come la Ariola della costa del Pacifico. Dico gradevole perché si tratta di un disco nuovo, di un vero e proprio solo, non di una raccolta di vecchi pezzi messi insieme in qualche modo, come si poteva temere. E se lo si vuol paragonare al precedente Cold Steel, pubblicato in Olanda nel ’73 e realizzato da Sneaky con quella che sarebbe poi diventata per poco più di un anno la Band di Roger McGuinn, si può dire con sicurezza che é nettamente migliore.
Così, pur senza assurgere a livelli particolari, ecco un album di country rock (con alcune venature bluegrass) di tutto rispetto, per di più confezionato in seno alla famiglia Burritos. Sono infatti presenti oltre a Gib Guilbeau, Skip Battin, Gene Parsons e Greg Harris, anche il drummer di riserva Ed Ponder, gli ex Sierra (e Burritos) Mickey McGee (batterista) e Bobby Cochran (chitarra ritmica in questa circostanza), più il bassista Jamie Faunt e il pianista Charlie Harwood, naturalmente non contemporaneamente. Logico pensare che si tratti di un lavoro che ha in prevalenza come protagonista la steel guitar, lo strumento che Sneaky suona ora come una chitarra elettrica, ora come un organo, morbidamente oppure aspramente, dolcemente oppure acidamente.
Eppure il disco non si ferma qui, c’è dell’altro, non è interamente strumentale, quattro pezzi su dieci sono cantati. Sneaky è andato oltre l’esperienza di Pacific Steel Co. (l’album pubblicato dalla Pacific Arts di Michael Nesmith), così da una parte ha provato lui stesso a cantare, dall’altra ha lanciato una nuova voce femminile, graziosa e interessante, quella di Connie Williams, interprete di due canzoni. Sneaky è un virtuoso del suo strumento, questo è risaputo, qui riesce a mettere in bella evidenza tutte le sue capacità, sforzandosi fin dove possibile di variare i suoi assolo, facendoci così partecipi del suo stile diversificato. Alla fine il disco non risulta affatto freddo o distaccato.
Diamo un’occhiata al materiale partendo dai brani strumentali: Cannonbal Rag e Oklahoma Stomp, entrambi bluegrass tradizionali, sono registrati dall’attuale Burritos line-up (oltre a Sneaky, Skip, Gib, Gene e Greg Harris) e sono i più vicini alla musica del gruppo (ma non sono del gruppo, é bene chiarirlo), non per niente in essi ciascuno dei musicisti fa il suo bravo e puntiglioso assolo (vi invito ad ascoltare la chitarra acustica di Greg perché conveniate con me che la sua è una buona scelta); vengono riproposti sia il vecchio country pop hit Love Of The Common People, che ricordiamo interpretato anche dai Nashville West, qui in una versione molto corposa e densa, sia Beat The Heat di Sneaky, già registrato dai Burritos per il terzo album ma incluso solamente nell’antologia Close Up The Honky Tonks, qui un poco più lungo; chiudono la rassegna strumentale Sleepy Lagoon di Coates/Lawrence e Bad Seed di Sneaky, brani molto melodici e ballabili, assai ricchi di sound.
Delle due song cantate da Sneaky, entrambe firmate da lui, Hanalei é la migliore, grazie ad un indiscusso fascino che pur risente di atmosfere già orecchiate, mentre California And You appare un po’ scontata e generica nonostante il visibile impegno vocale di Sneaky e il vivace finale strumentale. La giovane promessa Connie Williams, che si cimenta in due brani scritti da lei con Sneaky e Gib, è bravina: Leaning On Your Love è discreta e Trains At The Stations è veramente una deliziosa country song. Ha stoffa e delle qualità, perciò non mi sconvolgerebbe un suo eventuale inserimento nei Burritos… Questi i tratti essenziali di un disco riuscito e più che soddisfacente.
Shiloh 4086 (Country Rock, 1979)
Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 20, 1979