Vi sono due categorie di artisti che incidono per le etichette indipendenti: quelli coscienti del fatto che il genere musicale da loro proposto e il loro modo di interpretarlo non ha le caratteristiche per essere accettato, e quindi spinto, dalle majors perché di scarsa potenzialità commerciale (ma il discorso si può capovolgere: per artisti di questo tipo accettare i compromessi dati dalle majors vorrebbe dire snaturare la propria personalità e la loro musica), e, seconda categoria, quelli che vedono il contratto con la indie quale possibile trampolino di lancio per uno sperato salto di qualità che li porti ad una grossa casa discografica.
I South Mountain, senzadubbio, fanno parte di quest’ultima. E’ una formazione country elettrica canadese, come canadese è la Stony Plain, con tutte le carte in regola per poter tentare la strada di Nashville: buone voci, ottima chitarra elettrica, sezione ritmica funzionale al genere, pedal e fiddle suonati come si deve.
Il gruppo è condotto da una coppia, Laurie LaPorte e il marito Steve Piticco, bravi ai rispettivi strumenti e pure come autori (6 delle 14 canzoni sono loro). E’ country music onesta e ben eseguita, rispettosa delle tendenze attuali dettate da Music City, e ad un passo appena dalla qualità media espressa da buona parte dei musicisti con sede in quella famosa città.
Steve è grande alla elettrica, in alcuni momenti si prende tutta l’attenzione dell’ascoltatore, e anche il lead vocalist, il bassista Dan Washburn, in linea di massima sempre piuttosto buono, a volte riesce a raggiungere un grado molto vicino ad alcune star sulle quali i colossi discografici puntano molti dei loro dollari.
La ricerca di una maggiore personalità che li possa rendere più interessanti, e la decisione di affidare la produzione del loro prossimo CD ad un vero esperto nel campo (il suono generale è scarno e poco ‘pompato’, e non credo affatto che questa sia una scelta…), consentirà ai South Mountain maggiore esposizione e magari il raggiungimento del loro evidente obiettivo.
L’amico francese Jacques Bremond nella sua rivista inserirebbe questa produzione nella rubrica ‘Per qualche dollaro in più’, ovvero: se vi rimangono 30.000 Lire e non sapete cos’altro acquistare, questo può andar bene.
Stony Plain SPCD-1204 (New Country, Country Rock, Traditional Country, 1995)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 29, 1995
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