Steve Dawson – Ghosts cover album

Sei dischi solisti, sei con l’alternative country band Dolly Varden: così si è divisa la carriera artistica di Steve Dawson, cantautore di Chicago (da non confondere con l’omonimo musicista/produttore canadese di stanza a Nashville) dall’impronta poetica profonda e suggestiva capace di condensare le sonorità dei Jayhawks di Gary Louris e la California degli anni settanta con taglio personale.
Se il precedente At The Bottom Of A Canyon In The Branches Of A Tree del 2021 era il risultato dell’immediato post-pandemia, inciso praticamente in solitudine con Steve Dawson a suonare tutti gli strumenti e ad accollarsi tutte le parti vocali, questo Ghosts torna con estrema brillantezza ed ispirazione a coinvolgere una serie di sidemen dell’area di Chicago in una session le cui colorazioni offrono alle nuove canzoni sfumature molto interessanti.

La scrittura è qui sempre illuminata da linee melodiche che rimarcano inflessioni country, passioni pop e a volte, come nella corposa It Was A Mistake, ‘numeri’ soul di gran classe con il supporto di Chris Greene al sax e John Moore alla tromba. Steve Dawson insegna ‘songwriting’ alla rinomata Old Town School Of Folk Music di Chicago e le sue narrazioni mostrano uno sguardo ricco di umanità sia quando trattano di argomenti intimi e personali sia quando si amplia ai molteplici problemi che affliggono la società americana, dal razzismo alla misoginia all’ambiente spesso devastato.
Tutte e dieci le canzoni presentate in questo Ghosts danno l’idea di un musicista attento a sottolineare quanto sia complicato vivere il presente ma con un ottimismo di fondo nei confronti dell’animo umano capace di grande reattività e resilienza pur con i fantasmi del passato che portano si paure ma anche esperienza e saggezza.

In questo senso è particolarmente significativa l’apertura affidata a Time To Let Some Light In la cui melodia porta subito alla mente i citati Jayhawks e la loro caratteristica cifra melodica, con un inserimento di slide che non può che far pensare al cantautorato californiano dei primi settanta. Oh California è un altro tributo, qui chiaro e inequivocabile, a quel magico periodo con il bagaglio di emozioni legate ad una visione originale e suggestiva di country music di cui è permeata anche la melodia accorata di Walking Cane, con Brian Wilkie che sfiora le corde più profonde con la sua pedal steel. Tra i momenti più intensi si colloca senz’altro anche l’autobiografica Leadville in cui Steve Dawson ricorda il periodo in cui viveva nella più profonda ‘small town America’, in Idaho, con tutte le contraddizioni e le frustrazioni che poteva portare la vita vissuta in quell’ambiente.

A Mile South Of Town e Weather In The Desert mostrano in maniera cristallina e in maniera naturalmente diversa quanto il nostro sappia  fotografare le mille anime della società americana, dandone una lettura estremamente sincera e autentica, caratteristiche che sono il filo conduttore del proprio percorso artistico.

Pravda PR6437 (Singer Songwriters, Alternative Country, 2024)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2024

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