Finalmente l’atteso seguito dell’autoprodotto Two Dollar Shoes (’96) che ha proiettato la fama di questa songwriter di San Marcos fuori dal Texas. L’ubiquo Lloyd Maines si è accorto delle doti di questa dispensatrice di emozioni, capace di proiettare tutta sé stessa in ogni brano, in ogni sua canzone-storia, con genuino entusiasmo, oltre che eccellente chitarrista, e l’ha aiutata a realizzare il secondo album. “Considero Wilory Farm tra i migliori album che ho prodotto.” Ha così assemblato un cast di Farmhands di tutto rispetto: Ric Ramirez, basso, John Inmon e Ron Welch, chitarre, Paul Pearcy, batteria, Gene Elders, violino, Riley Osbourn, tastiere, Ponty Bone, Bukka Allen e Joel Guzman, accordion, Stan Smith, clarino, senza omettere il proprio contributo con un variegato lavoro agli strumenti a corda.
Il risultato è semplicemente sorprendente e aggiunge colori e spessore alle già ricche doti dell’autrice. Terry ha una invidiabile ricchezza vocale, una contagiosa passione, un giovanile entusiasmo, una lucida scrittura ed un carismatico feeling. Wilory Farm è un viaggio musicale (che spazia dal country al folk, dal blues al jazz, dallo swing alla canzone d’autore) di contagioso fascino e straordinaria bellezza. Terry Hendrix è un personaggio solare nell’ambito del cantautorato texano, sembra in preda ad un’inesauribile voglia di fare e creare musica per sé e per gli altri. La sua duttile voce sembra matura tanto per le jazz-ballads che per le più toccanti folk-songs, centra ogni performance tanto quando è necessario lo swing che il cuore. Un momento è una delicata e difficile folk-singer, un altro una country-singer, un altro ancora sembra strizzare l’occhio al pop: ma è soprattutto sé stessa, un personaggio tutto da scoprire.
Continental Song City 1007 (Singer Songwriter, 2000)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 31, 1999
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