Trio acustico di scuola californiana, The Cache Valley Drifters fanno simpatia solo a vederli: capelli lunghi, camicie a scacchi, un’aria da ex hippies, probabilmente anti-nuclearisti e dalla parte dei contadini.
Il suono? Tra Tom Paxton e Hoyt Axten, e certo non è un caso che del secondo viene riproposta quella Evangelina giá incisa qualche anno fa da Arlo Guthrie. Canzone messicaneggiante, bella e inconsueta, con le sue variazioni melodiche struggenti.
E incuriosisce anche la riproposizione in chiave bluegrass di un hit di Joe Cocker, quella Delta Lady che fece la fortuna di Leon Russell.
Il disco – ecologico e soave – non è memorabile. Le voci sono poco esaltanti, gli arrangiamenti lasciano a desiderare, il suono talvolta è monocorde, eppure uno spiritaccio ‘alternativo’ emerge dai solchi, in linea con la sensibilitá del folk revival.
Magari è proprio dal vivo che Wally Barnick (voce e basso elettrico), Bill Griffin (voce e mandolino) e Mike Mullins (voce e chitarra) offrono il meglio di sè, anche se nel disco, per arrotondare il suono, si fanno aiutare dal polistrumentista Dennis Caplinger e dal fisarmonicista Michael Gutin.
Tra gli undici brani, diversi per ispirazione, si impone quel Rings che apre il disco e che cita proprio nel testo i Cache Valley Drifters, ma non sono male nemmeno la sopracitata Evangelina, la malinconica Hollywood Waltz e la conclusiva Rounders.
Inutile dire che nella composizione dei cori c’è qualcosa di Simon & Garfunkel nonchè dei vituperati America, ma sempre in una cornice da folk festival Bread & Rose.
Chi ama il genere si accomodi, magari per nostalgia o per fare un salto nel passato senza dimenticare il presente.
Taxim 3016-2TA (Country Acustico, Bluegrass Moderno, 1999)
Michele Anselmi, fonte Michele Anselmi n. 53, 2000