Fly-Rite Boys - Big Sandy Presents The Fly-Rite Boys cover album

Prendete del sano rockabilly dai fifties, aggiungete un pizzico, ma poco veh, di jazz d’annata, tipo Count Basie, spolverate con una venatura di western swing e già che ci siete metteteci una insaporitura di chitarre a la Shadows o alla Santo & Johnny, shakerate per bene e avrete il sound dei Fly-Rite Boys. Vi sorprenderete a cercare di individuare dove avete già sentito quell’effetto, quel passaggio, quella sonorità senza riuscire ad identificarli con chiarezza perché loro non copiano, ma mutuano, amalgamano, rimescolano, fanno proprio, trasformano senza snaturare.

Il paffuto Big Sandy (al secolo Robert Williams) di solito è il front line man, la primadonna, ma qui si fa da parte per lasciare spazio alla sua band che mostra così liberamente il proprio valore. Due soli brani cantati: il primo, eseguito con toni che richiamano il grande Jimmy Rushing (è poco?) è la celeberrima Rosetta, composta e resa famosa dal pianista di Armstrong, Earl Hines. Qui al piano se la sbriga dignitosamente (beh, il confronto non è facilissimo, via!) Carl ‘Sonny’ Leyland.

Il secondo, Booze Party, è un rockabilly corale, dall’andamento non del tutto convincente.
Un po’ dappertutto, comunque, emerge l’ottimo lavoro del chitarrista Ashley Kingman ma alcuni assoli sono veramente pregevoli, come nel pirotecnico Wizard’s Dust, mentre Flying Rite è una citazione della Goodmaniana Flying Home, in cui spuntano qua e là riffs alla Charlie Christian, ripresi e rivoltati con gusto e sense of humour. Tutti i brani poggiano sul solido tappeto ritmico tessuto dal roccioso basso di Wally Hersom e dal parco ma sapiente drumming di Bobby Trimble. Un piacevole ritorno a casa alla riscoperta di vecchi sapori.

Hightone 8090 (Rockabilly, Western Swing, 1998)

Maurizio Angelo, fonte Out Of Time n. 29, 1998

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