Lo dicevo io che li avevo sentiti al loro showcase, ma non riuscivo a ricordarli: non c’era molto da ricordare! Martino, al contrario, li ricordava: “Sì, erano quelli tristi…”. E solo un pò tristi possono essere definiti: la tragicamente tipica family band che ha una cosa buona (la voce bassa di Jay Forbes), molte cose buonine ma qualsiasi (le altre voci), e alcune cose assai da dimenticare (l’uso mollissimo degli strumenti). Alla fine dei conti, se non siete per niente esigenti, potrete anche apprezzare l’intonazione vocale, la composta unità delle armonie, la serena mancanza di tensione nelle note disinvoltamente emesse da così delicate laringi, e in parte la correttezza filologica dei pezzi originali.
Poco vi potrà restare impresso delle parti strumentali, e probabilmente poco vi ricorderete di tutto il CD dopo un paio di ascolti. Negli anni ’90, forse ingiustamente, si può pretendere di più da una etichetta come la Rebel: almeno che i dischi che pubblica siano in grado di fare scorrere un pó di sangue nelle vene del pubblico a cui il CD è mirato. Anche se mi chiedo chi possa mai riconoscersi in un pubblico che ama gruppi “tristi”…
Nessuno vuole comprare un CD ascoltato una volta?
Rebel CD 1717 (Bluegrass Tradizionale, 1995)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 31, 1996
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