Formatosi nel 1957 a New York, il trio dei Greenbriar Boys ha conosciuto una breve ma entusiasmante stagione tra il 1961 e il 1967, periodo nel quale oltre a tre album e un paio di apparizioni in antologie di ciò che allora si chiamava new folk, passarono dalle serate al Village a un tour nazionale con Joan Baez.
John Herald, Bob Yellin e Ralph Rinzler furono allora gli esponenti più creativi della nuova scena bluegrass che proprio a New York aveva mosso i primi passi alla fine degli anni 50.
Big Apple Bluegrass raccoglie registrazioni appunto tra il 1961 e il 1967, mettendo in fila dieci brani editi e ben sette inediti, un agile compendio che ancor oggi, e sono passati quarant’anni, suona fresco ed entusiasmante. Arrangiamenti, armonie vocali, abilità strumentale e groove, fanno di queste 17 tracce un piccolo gioiello non solo per gli storici.
L’alternanza al canto di Herald e Rinzler (ma anche Yellin si ritaglia una ‘lead vocal’) e gli intrecci solistici di banjo, mandolino e chitarra brillano tanto per la freschezza degli arrangiamenti, quanto per il rigore filologico, qualità che fanno sembrare traditional i brani originali o al contrario originali quelli traditionali.
Divertenti (il tradizionale Methodist Pie), travolgenti (lo strumentale e tradizionale Mississippi Sawyer) e toccanti (Ramblin’ Round, dal song-book di Woody Guthrie e Huddie Leadbetter), i Greenbriar Boys con questa antologia escono meritata mente, grazie a un certosino lavoro di restauro, dal silenzio delle antologie del bluegrass.
Vanguard 79723 (Bluegrass Tradizionale, 2003)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 95, 2003
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