Il Midwest Beat Magazine così parla di Tim Grimm. “Il modo in cui questo artista di talento riesce a dipingere con le sue parole quadretti che trasudano di immagini di Americana, non può fare a meno di evocare raffronti con chiunque da Woody Guthrie e Steve Goodman al Bruce Springsteen dell’epoca di Nebraska”.
Se Tim ha diviso il palco con artisti della provenienza più diversa: dal duo chitarristico-cantautorale Lowen & Navarro a Richard Thompson, da Carrie Newcomer all’amico di lunga data Ramblin’ Jack Elliott il denominatore comune non può prescindere dalla validità della sua proposta musicale.
Dopo diversi anni passati a Los Angeles a fare l’attore cinematografico (ha lavorato anche al fianco di Harrison Ford in Clear And Present Danger, Tim e la moglie ritornano nel natio Indiana per arroccarsi in una vecchia fattoria acquistata con lo scopo dichiarato di riavvicinarsi alla terra ed alla campagna nel senso più concreto del termine.
E’ proprio la vicinanza dei ritrovati valori tradizionali che porta Tim ad iniziare a scrivere canzoni fino ad arrivare all’esordio discografico con l’album Heart Land, che gli è valso una sfilza di riconoscimenti nell’ambito del panorama indie.
Questo Coyote’s Dream è il seguito logico, acustico e tipicamente cantautorale, del disco di esordio: intimista, ma pur sempre arrangiato con quella parsimonia di strumenti che denota il rispetto della sensibilità di chi ascolta, senza voler imporre la propria volontà, ma piuttosto con la consapevole umiltà di chi sa di proporre qualcosa di valido a chiunque voglia darsi il tempo di ascoltare con la dovuta attenzione.
Tim compone otto brani su undici, il resto è rappresentato da una accorata cover del traditional Buffalo Skinners, nota anche come On The Trail Of The Buffalo, una struggente versione del classico di Woody Guthrie 1913 Massacre, cronaca di un massacro perpetrato ai danni di una comunità di minatori italiani a Calumet, Michigan ed una minimalista rendition di Heaven, una tenue ballata a firma Jason Wilber (due albums al suo attivo).
Prodotto dallo stesso Grimm e dal succitato Jason Wilber (già nella band di John Prine), Coyote’s Dream vede l’apporto strumentale di Dan Lodge-Rigal (seconda chitarra, armonica e piano), Todd Smith e Jamey Reid – entrambi della band di Wilber – (rispettivamente al basso ed alle percussioni), Don Stiernberg (mandolino), Greg Cahill (banjo), Ramblin’ Jack Elliott e Stacey Earle (voci), Gordon Lowry (fiddle) per concludere con lo stesso Jason Wilber (mandolino, banjo, chitarra elettrica, seconda chitarra e dobro).
Fra i brani particolarmente meritevoli è giusto segnalare l’iniziale Raining, la minimalistica ed acustica Slipped Away, l’angosciato appello del title-track, il sapore della tradizione che aleggia pesante su Browning Mountain, il passo fresco dell’armonica di Richie, i preziosismi chitarristici degli intrecci di Meeting Wendell Berry, il bluegrass scanzonato di Little Bitty Ball, per concludere con Twister, arricchita dai suoni iniziali di un uragano in arrivo. Un gioiellino prevalentemente acustico, da scoprire ascolto dopo ascolto.
Vault (Singer Songwriter)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 70, 2003