E’ honky tonk, la colonna sonora delle oil towns texane. Si potrebbe usare anche l’etichetta ‘new country’ ma mi sembra poco significativa perché troppo ampia. Comunque McGraw non è l’ultimo arrivato. Ha già avuto diversi nella classifica country (il più noto, certificato doppio platino, è del 1994: Not A Moment Too Soon; ma quello che ha fatto più discutere, per l’immagine stereotipata data dal popolo pellerossa, roba tipo tamburi e calumet, è Indian Outlaw. Per farsi perdonare dai fratelli rossi, Tim ha fatto dei concerti per aiutare i nativi americani e con la concorrenza che c’è, non è facile. La sua voce per certe inflessioni ricorda l’ultimo indimenticabile Keith Whitley e a tratti Garth ‘Facciosemprecentro’ Brooks ma, dopo un ripetuto ascolto, risulta abbastanza personale.
Ad aiutare il nostro a tessere il tappeto sonoro di Everywhere ci sono i Dancehall Doctors, la sua band; tra i sessionmen, i soliti superpickers nashvilliani stellari, spiccano i fiddles di Glen e Stuart Duncan (non sono parenti se non artisticamente: il primo suona nei Lonesome Standard Time, il secondo nella Nashville Bluegrass Band) e la steel guitar di Paul Franklin che ha suonato con tutto il mondo, compreso Mark Knopfler.
Bellissimi i duetti con Faith Hill in It’s Our Love e con Timothy B. Schmidt in Everywhere.
Le canzoni di Everywhere sono puro Nashville style, sia quelle più torride, come Hard On The Ticker e You Turn Me On, che le dolcissime acustiche I Do But I Don’t e One Of These Days.
C’è una straordinaria You Just Get Better All The Time composta dal mostro sacro Tony Joe White, che crea un’atmosfera magica e sognante. Insomma, country elegante e raffinato, voce calda ma non stucchevole, testi moderni su temi classici. Vuoi vedere che questo McGraw ce lo ritroveremo presto… everywhere?
Curb CUR 039 (New Country, Country Pop, 1997)
Maurizio Angelo, fonte Out Of Time n. 22, 1997