Tim McGraw è una delle più grandi stars della scena country made in Nashville. Nel corso della sua fortunatissima carriera (5 albums compreso un greatest hits, milioni di copie vendute, innumerevoli awards) ha saputo coniugare in maniera intelligente country, rock’n’roll e pop, mantenendo coerenza di intenti ed evitando clamorose cadute di stile.
Il suo ultimo album Set The Circus Down ne è un lampante esempio: è un lavoro profondamente meditato e strutturato in maniera tale da accontentare un vastissimo pubblico. Il disco ci mostra un Tim McGraw forse all’apice della maturità ma che non si siede sugli allori.
Naturalmente per un interprete la riuscita di un disco si basa sulla scelta del materiale, che deve risultare credibile ed in linea con il personaggio. An-che da questo punto di vista c’è da dire che il prodotto centra l’obiettivo prefissato e, anche grazie alla sua sua convincente ed intensa vocalità, il disco risulta godibilissimo.
The Cowboy In Me è subito splendida: chitarra acustica, steel e fiddle iniziano in sordina ma poi la melodia si apre e la canzone decolla diventando uno dei brani guida di questo album.
Telluride è un mid tempo dal ritornello delizioso e dall’andamento trascinante mentre Things Change, splendidamente introdotta dal piano di Steve Nathan, è stato un clamoroso successo ancora prima di essere pubblicato.
Presentato ai CMA Awards il brano è stato ‘scaricato’ da internet da alcuni fans e poi girato alle radio che ne hanno decretato il successo. Things Change è un altro capitolo dell’eterna diatriba tra gli appassionati di country tradizionale e pop, un intelligente punto di vista che mi sento di condividere pienamente, “…Now some say it’s too country/some say it’s too rock’n’roll/but it’s just good music/if you can feel it in your soul/and it doesn’t really matter/it’s always been the same/life goes on, things change…”.
Forget About Us è una composizione di Mark Collie che si apre con la voce di Tim McGraw accompagnata da una chitarra elettrica e ricorda moltissimo alcune interpretazioni del Bruce Springsteen più intimista. Intensa!
Take Me Away From Here è una delle ballate che preferisco con la presenza, che in questo album è una costante di molti brani, della ormai classica Nashville String Machine diretta da Carl Gorodetzky.
Set The Circus Down è un altro classico brano di Tim McGraw, dimostrazione della bravura del cantante della Louisiana nel rendere proprie le canzoni che interpreta. Eccellenti i contrappunti di Aubrey Haynie al fiddle.
Angry All The Time è la grande ballata del texano Bruce Robison, qui in versione profonda ed intensa, con l’apparizione molto discreta di Faith Hill.
Grown Men Don’t Cry è stato il primo singolo di questo album ed è un’altra ballata molto acustica nella quale si inseriscono ancora una volta gli archi.
Why We Said Goodbye chiude quasi sulla stessa falsariga un disco nel quale non mancano momenti un po’ meno ispirati, ma che grazie alle canzoni qui citate si eleva ampiamente oltre la media.
Set The Circus Down piacerà a coloro che seguono il cosiddetto mainstream country e a quelli che non hanno particolari preconcetti….it’s just good music if you can feel it in your soul….
Curb D2-78711 (New Country, 2001)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 61, 2002