II veterano cantautore e narratore di ‘roots-music’, autentica icona della scena country-folk americana, cerca ispirazione nelle proprie origini, risalendo il proprio albero genealogico, per trovare il tema di una magistrale western-folk-opera. Una ricerca delle proprie radici attraverso 72 minuti di musica, 26 canzoni, che si intersecano con le tradizioni della musica americana.
Tom Russell fa rivivere, attraverso la vivida voce dei suoi antenati protagonisti di questa grande saga, l’epopea di tanti altri immigrati dall’lrlanda e dalla Norvegia. Senza tanti abbellimenti poetici, spogliandola di ogni mitologia o senso dell’epico, con realistica crudezza, Tom mette a nudo la dura storia della gente comune che ha lasciato l’Europa per le desolate terre del Mid-West. Gente che, per quanto dura, si è trovata a combattere con una realtà ancora più difficile. Per sopravvivere, ha reinventato sé stessa, superando difficoltà oggi inimmaginabili, sognando un West sempre più lontano e, spesso, irraggiungibile. Un ‘immigrant song cycle’ che sintetizza centinaia di anni di storia, e di musica, in un pugno di canzoni prodotte dalla coraggiosa label norvegese KKV che ha ceduto i diritti per gli States alla Hightone, per la quale Tom ha inciso gli ultimi dei suoi 16 albums, compreso il capolavoro The Rose Of The Saint Joaquin.
Una gestazione di 8 anni (di cui 2 per la realizzazione) ha portato ad un disco che descrive, forse come mai è stato fatto attraverso la musica o il cinema, il volto crudo, duro e primitivo delle origini dell’America, immagini che sembrano rimosse dalla coscienza collettiva di un popolo. I luoghi topici della storia degli States si intersecano con quelli della famiglia Russell. Tom paga il proprio tributo “alla silenziosa e non cantata agonia di tanta povera gente il cui sangue e le cui ossa sono il fondamento di ogni edifico civile americano” esattamente nel modo opposto di come lo farebbero politici ed imprenditori, dicendo la verità. Alle voci dell’America ancestrale, si aggiungono musica e suoni di un mondo che si sviluppa in fretta: le turbine a vapore, la guerra civile, il treno degli orfani, il canto di guerra Sioux, l’ululato dei lupi nelle praterie, i canti di lavoro dei prigionieri (le ‘chain-gang’), i giocatori d’azzardo (suo padre Charlie sembra aver perso una fortuna con il gioco d’azzardo, ascoltate Chicksaw County Jail e Throwing Horseshoes To The Moon), i sogni di grandi fortune degli immigrati. Ogni canzone dà voce a tanti fantasmi, personaggi la cui memoria vive solo grazie a poeti e cantastorie come lui.
The Man From God Knows Where è un lungo western, di quelli che l’America ha tardivamente iniziato a produrre ed ha subito smesso di realizzare, di cui Russell è autore, sceneggiatore, regista e protagonista. Un impegno arduo che assolve grazie alla sensibilità della produzione norvegese. “La storia dei miei antenati è anche una storia musicale”, spiega Tom. “Ho dovuto avere il suono giusto per ogni cosa, così ci sono cornamuse scozzesi e violini norvegesi che entrano a far parte della folk-music americana. Si finisce con una ballata quasi pop, è l’evoluzione della storia di una famiglia che va di pari passo con quella musicale”.
“Non è stato difficile trovare le voci per ogni personaggio”, conclude Russell, “per un personaggio alla Tom Waits, una sorta di avvocato del diavolo, niente di meglio della voce di Dave Van Ronk. Per rappresentare una contadina del Mid-West, la voce più vera mi è sembrata quella di Iris DeMent, Dolores Keane è la voce dell’lrlanda, mentre quella norvegese è Karl Bremnes, la Joni Mitchell locale”.
Gli strumentisti sono eccezionali: Annbiorg Lien, virtuosa del violino norvegese, Eoin O’Riabhaigh, uillean pipes, Hank Bones, tromba e trombone, il fido Andrew Hardin, chitarre, il multistrumentista Knut Reiersrud, una sorta di Ry Cooder nordico, ed una sezione ritmica, completano il cast dei caratteri musicali. La calda, profonda ed espressiva voce di Tom Russell da corpo e calore a ballate elettro-acustiche dalle sonorità ruvide, scarne, asciutte. Ballate, come la emblematica title track, che si ripetono nel disco, come una sorta di filo conduttore che lega i vari temi ad un discorso musicale vario ma unitario. Vi sono momenti splendidi, come i duetti con la DeMent (la cui presenza è di gran peso), le sonorità legate all’universo country & western Russelliano, ma anche soluzioni strumentali e corali di assoluta genialità e cristallina purezza ispirate all’lrish o Norway folk (The Old Northern Shore). Difficilmente un progetto tanto ambizioso può dirsi così compiutamente riuscito su ogni piano di lettura. The Man.. è il capolavoro neo-realistico western di Tom Russell che, alle prese con un kolossal, firma una regia agile e duttile, ma attentissima ad ogni particolare. Non sempre il genio ed il talento si accompagnano alla sregolatezza!
Hightone 8099 (Singer Songwriter, 1999)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 31, 1999
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