Tony Rice è l’unico chitarrista bluegrass che possa vantare una certa fama fuori dal circuito country acustico, grazie alle sue passate esperienze nella ‘Dawg music’ di David Grisman e al quasi-jazz di alcuni album dei primi anni ‘80. E’ stato il primo chitarrista bluegrass ad utilizzare sonorità, fraseggi e tecniche di provenienza jazzistica, infondendole anche nel bluegrass più tradizionale, e portando alle estreme conseguenze l’eredità di Clarence White. Ma Rice è anche sempre stato per molti il chitarrista bluegrass per antonomasia, e per questo sembrava strano che non pubblicasse un album bluegrass a proprio nome dall’ormai lontano Tony Rice del 1977.
Questo CD esce, guarda caso, all’indomani di un’inondazione che ha devastato la casa di Rice in Florida, è stato registrato (dichiaratamente) senza prove, e contiene quasi esclusivamente superclassici, con rare eccezioni (da Hylo Brown, Bob Dylan e Hugh Moffatt) che poco riescono a variare l’atmosfera generale. Sono critico non nei confronti dell’elevata qualità tecnica delle registrazioni ‘live in studio’, né sulla qualità eccelsa dell’esecuzione (grazie alla presenza di musicisti della levatura di Mark Schatz, Bill Emerson, Sam Bush, Vassar Clements, Jerry Douglas). Critico soprattutto l’uniformità di tempi e atmosfere, la quasi monotonia ritmica.
Non troviamo un pezzo in 3/4, una canzone veramente lenta, una sonorità blues alla Bill Monroe, non viene espressa una parte enorme delle potenzialità dei musicisti. E nasce il sospetto che questo CD in realtà contribuisca ad una sorta di ‘fondo di solidarietà’ per Rice più che al nostro arricchimento culturale. Forse da Rice avremmo gradito maggiore schiettezza. Ma compratelo ugualmente: c’è un assolo di Rice in ogni pezzo, come sempre con perfetto e grintosissimo timing e gusto ineccepibile.
Rounder CD 0253 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Moderno, Country Acustico, 1993)
Silvio Ferretti, fonte Out Of Time n. 2, 1994
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