Tony Trischka - World Turning cover album

Ne parlo con molto ritardo ma con molto piacere, considerando questo album quasi un ‘must’ nella produzione acustica contemporanea. Tony Trischka ancora, dopo diversi anni dall’ultima uscita, Tony l’innovatore, lo sperimentatore, l’imprevedibile.
I primi album all’insegna della ricerca di novità e di sperimentazione, poi l’avventura Skyline e parallelamente la definizione del proprio stile personale (e inconfondibile) in A Robot Plane…, quindi la svolta semi-tradizionalistica con Hill Country, in cui venivano esplorate tutte le possibilità dello Scruggs style. E ora?
Ora ci troviamo in un ‘periodo Trischka’ che forse possiamo definire storico-didattico, con una sorta di esplorazione e rivisitazione di tutte le ere del banjo a 5 corde. Avevo intuito questa tendenza già diversi anni fa, agli esordi della carriera solistica del nostro, notando come Tony prestava particolare attenzione alle tecniche quasi arcaiche del ‘minstrel stroke’ o a diversi stili decisamente pre-bluegrass.
La conferma del nuovo orientamento stilistico di Trischka arriva con questo World Turning, in cui viene come riproposto il lungo cammino stilistico che il banjo a 5 corde ha compiuto nel corso dei secoli, dal momento in cui è approdato sulle coste americane dall’originaria Africa. Se siete attenti potete capire tutto ciò già dalla copertina, in cui si allunga uno strano ibrido di banjo, che inizia con la paletta tipica di un ‘minstrel banjo’ (come quello dell”inventore’ Joel Sweeney) per continuarsi col caratteristico manico di un molto bluegrassistico Gibson RB-3, per fondersi poi con l’avveniristico ed elettrico corpo di un Deering Crossfire, e terminare indietro nel tempo in un banjo con la cassa fatta di una zucca vuota.

E’ tutto qui anche musicalmente, dato che Tony inizia il suo viaggio con le note antiche e pacate di una melodia africana suonata su un banjo con corde di nylon, continua questo cammino stilistico attraverso le varie fasi tipicamente ‘old time mountain banjo’, ‘minstrel banjo’, ‘classic banjo’, ‘vaudeville’, poi introduce un duetto decisamente pre-bluegrass col fiddle di Kenny Kosek, il bluegrass a stecca di Greenwood, dopo di che ha inizio la sperimentazione vera e propria con la title track presa dai Fleetwood Mac, un pò di stile Syline con Ditzy And Zesty, musica varia acustica più o meno dawg in seguito, per finire con le esplorazioni più jazz o rock dei gruppi più recenti in cui Tony ha suonato, e un esempio della collaborazione con i Violent Femmes.
C’è quasi tutto il Tony Triscka conosciuto ai più (anche se ci sarebbe ancora molta carne da mettere al fuoco…), e soprattutto c’è la migliore espressione registrata di uno spirito avventuroso e mai timoroso di tentare qualcosa di nuovo. Non sto parlando forse di un CD che ‘può piacere a tutti’: a me, ad esempio, alcune parti risultano poco ascoltabili, mentre i primi pezzi mi sono molto graditi, con brividi all’ascolto del recitativo di William Burroughs su The Boatman’s Dance / Over The Mountains (dedicato molto opportunamente alla memoria di Hub Nitchie, fondatore di Banjo Newsletter) ed esaltazione vera e propria per la grinta di Greenwood (con Barry Bales, Dudley Connell, Alison Krauss e Adam Steffey e scusate se è poco…).
A Coppo, invece, riescono di ascolto più gradevole i pezzi della seconda parte e alquanto duretti i primi. Indipendentemente dai gusti individuali, in ogni modo, World Turning è uno splendido CD, piacevole ed intelligente, vario ed interessante ed innovativo come pochi altri oggi.
Tony Trischka ci ha messo un pò di tempo, dai giorni dei Country Cooking, per interessarmi, ma ha finito per conquistarmi completamente. Non mi vergogno a confessare a voi fratelli di essere definitivamente ‘hooked’, e spero di trovare il modo di ‘agganciare’ anche voi. Highly recommended.

Rounder 294 (Bluegrass Progressivo, 1993)

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 24, 1994

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