Townes Van Zandt - In The Beginning... cover album

Racconta Jack Clement nelle note di copertina di questo In The Beginning, che quel giovanotto allampanato aveva qualcosa che lo distingueva dagli altri, qualcosa che non era destinato a tutti, ma di dannatamente buono. Fu quel qualcosa che lo convinse a fissare una serie di sedute di registrazione, le prime in assoluto che quel giovanotto avesse mai fatto in vita sua. Era il 1966 e quei nastri, che allora furono semplicemente considerati un allenamento in vista del vero debutto discografico (che avvenne due anni più tardi con For The Sake Of The Song) e poi dimenticati da qualche parte, vengono oggi offerti al mondo.
Il giovanotto, Townes Van Zandt, era destinato a diventare uno dei più influenti songwriter della sua generazione, tanto amato dai colleghi quanto ignorato dal grande pubblico. In The Beginning è un disco che sorprende, un disco dove quel qualcosa che Clement sentiva c’è già tutto. C’è il blues che ti spezza il cuore, il talking folk che rotola nella polvere di una anytown, il country sbieco e scarnificato, gli echi di Hank Williams e dei menestrelli da fiera di paese.
E soprattutto c’è la voce di un Van Zandt che prova a farsi sentire un po’ più lontano dai confini di quella provincia nella quale è cresciuto, una voce piena e fragile, sgrammaticata e spavalda; c’è il suo aggrapparsi alla chitarra come a una tenera amante, sollecitandone i palpiti con lievi carezze in punta di dita e ci sono lampi creativi che più tardi diventeranno elementi distintivi del suo patrimonio personale.
Un disco che in qualche modo rende un po’ di giustizia a Van Zandt, bersaglio negli anni successivi alla sua scomparsa, avvenuta all’alba del 1997, di una lunga lista di live impietosi catturati quando il corpo ormai non ce la faceva più a seguire i voli del cuore e della fantasia.

Compadre 925240 (Singer Songwriter, 2003)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 95, 2003

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