Secondo album e primo progetto live per Trent Summar, nativo del Tennessee ed interprete di un country sound che molto deve al filone più alternativo ed al movimento comunemente definito americana. Il suo primo gruppo, Hank Flaming, aveva registrato un album per l’etichetta Giant e la stampa lo aveva accolto abbastanza bene, poi l’oblio fino a quando Trent mette in piedi la sua band, i New Row Mob, assemblando gente tipo i chitarristi Kenny Vaughn (con Lucinda Williams, Trisha Yearwood e Kim Richey) e Phillip Wallace (ex Hank Flamingo), il bassista e cantante Jared Reynolds (ex Pumpskully) ed il batterista David Kennedy (ex Walk The West). Con l’aiuto di Jerry Dale McFadden alle tastiere nasce l’omonimo esordio datato 2000.
Live! At 12th & Porter ci presenta un interprete molto sicuro di sé che ripresenta dal vivo la remake di una song che ottenne un certo successo anche in Italia: It Never Rains In Southern California, originariamente eseguita da Albert Hammond nel lontano 1971. Nei diciassette brani qui contenuti, per oltre un’ora di musica, troviamo per intero il contenuto del disco d’esordio, ma fa sempre piacere ascoltare prodotti del calibro di The Beat Don’t Ever Stop, con la carica incontenibile di I’m Country, Paint Your Name In Purple o Too Busy Missing You. Fra gli inediti (ma siamo solo al secondo disco…) spiccano She’s A Woman (scritta da Trent con la collaborazione di Michael ‘Supe’ Granda, bassista nel suo gruppo per l’occasione, e già con gli Ozark Mountain Daredevils, The Dope Smoking Song, dedicata a Willie Nelson ed alla sua posizione favorevole all’uso delle droghe leggere, la cover di I Knew The Bride (When She Used To Rock & Roll) di Nick Lowe, Slaw e la conclusiva High School Confidential, classico di sempre. Il disco è interessante e vigoroso, quanto basta per giustificare una veloce ricerca via internet per approfondire la conoscenza con questo nuovo country man, a metà strada fra tradizione ed alternativa, ma sempre senza perdere di vista la qualità del prodotto.
DCN CD 1012 (Alternative Country, 2003)
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005