Dopo la parentesi di Real Live Woman, ottimo disco prodotto da colui che contribuì a renderla famosa, Garth Fundis, per Inside Out Trisha Yearwood si affida ad un produttore ricercatissimo e apprezzatissimo a Nashville, Mark Wright. Il riultato di questa accoppiata, che sulla carta dovrebbe essere eccellente, non risponde tuttavia alle attese, vista la qualità delle precedenti proposte di Trisha.
La colpa probabilmente ricade su Mark Wright per eccedere in alcuni momenti su arrangiamenti un po’ troppo artificiosi e su Trisha Yearwood per una scelta non perfetta del materiale da interpretare. Qualità quest’ultima che, assieme alla splendida voce, l’ha resa una delle figure femminili guida della scena di Nashville.
In questo Inside Out alcune canzoni sono un po’ debolucce e un paio decisamente sotto tono. Chi cerca un intrattenimento senza particolari pretese non avrà problemi ad apprezzare il disco, vista la consueta bravura strumentale e vocale degli artisti coinvolti, chi invece cerca canzoni di un certo spessore e profondità sarà un po’ spiazzato da un disco caratterizzato da troppi alti e bassi.
Tra le cose migliori si possono citare Seven Year Ache, delizioso country pop cantato in duetto con Rosanne Cash che ne è anche l’autrice; la splendida I Don’t Paint Myself Into Corners Anymore scritta da Rebecca Lynn Howard è l’unico vero momento country del disco, cantata con un trasporto ed una intensità che dimostra che se tutto il disco fosse stato su questo registro ci saremmo trovati di fronte ad un piccolo capolavoro.
Harmless Heart è una buona ballata pianistica che rientra nella classica musicalità di Trisha Yearwood, emozionante ed estremamente godibile.
La title-track vede Don Henley duettare con TrishaYearwood in un momento molto easy e piacevole ma, ricordando la stessa coppia anni fa alle prese con la splendida Walkaway Joe, il paragone non regge molto.
Love Let Go è una delicata ballata di Hugh Prestwood, grande firma di Nashville, un po’ troppo appesantita da un arrangiamento che trovo non adatto al brano.
Come già detto questa è la costante di alcuni brani che risulterebbero migliori se ‘trattati’ in maniera più semplice. Molto meglio anche se orchestrata in maniera corposa Melancholy Blue, ballata che non sfigurerebbe assolutamente in uno dei primi dischi della cantante di Monticello, Georgia e Second Chance, composizione eterea e delicata in cui la voce di Trisha è in primissimo piano coadiuvata da voci quasi gospel.
Questo Inside Out, decimo disco di Trisha Yearwood, vive di questo contrasto sempre presente tra momenti buoni e più deboli e non si pone a mio parere tra i migliori della sua ottima produzione discografica.
A chi non conoscesse la Yearwood consiglierei di ascoltarsi uno dei precedenti dischi. Per coloro che l’hanno sempre apprezzata troveranno una manciata di buone canzoni e la consueta grande voce.
MCA 088170 220-2 (New Country, 2001)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 62, 2002
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