Canzoni, poesie, storie, aneddoti che Utah Phillips, l’ultimo hobo, racconta pescando a piene mani dalla sua avventurosa vita di viaggiatore. Il materiale è stato generosamente registrato da amici ed estimatori negli ultimi dieci anni. Luoghi come il Freight & Salvage di Berkeley, CA, o il Charlie’s di Flagstaff, AZ, sono alcune delle piccole ribalte dove questo figlio della strada (ferrata) ha vissuto esperienze di girovago, attivista sindacale, movimentista per la pace e poeta.
Mark Ross è stato suo fedele compagno sui treni merci che tagliavano la prateria verso ovest, dividendo il bricco arrugginito del caffè in un bivacco al chiarore delle stelle, sotto un vecchio serbatoio d’acqua della Western Pacific, a Keddie, California.
Utah appartiene ad un’America che è scomparsa, sopravvissuta sulle pagine dei racconti di Jack London, nelle ballate di Woody che, idealmente, ha passato il testimone. Mito romantico nell’immaginario americano, il mondo degli hoboes ha cercato di dare una forma e un colore alla ricerca spasmodica della libertà, comunque imprendibile e vagheggiata. Utah suona la chitarra e canta con la sua voce nuda e profonda, ispessita dalle ingiurie del tempo.
Mark risponde, soffia sull’armonica, lo insegue con banjo e mandolino. E’ lui, l’uomo di Butte, Montana, l’ultimo mitico vagabondo, assicura Utah. Poi narra di quando su una radio a galena ascoltava la Grand Old Opry con Roy Acuff, il canto di Texas Jim Robertson e Stoney Cooper su vecchi 78 giri. Rispolvera la leggenda di Jesse James, il mondo dei giocatori in Aces, Straights & Flushes omaggia Bessie locandiera di Butte, regala schegge di lucente vita randagia in Shadowmaker e He Comes Like Rain. Sferraglia il treno e sembra che canti. Poi sibila acuto contro il cielo. Niente da fare che non sia andare avanti. Only a hobo….
Red House RHR 103 (Singer Songwriter, Folk, 1997)
Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 23, 1997
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