Wyatt Ellis – Happy Valley cover album

Il mondo della musica acustica americana legata al bluegrass e dintorni, da sempre ci ha abituati a fenomeni giovanili che, oltre alla tecnica invidiabile, sfornano una maturità musicale che è difficile da associare alla loro giovane età. Negli anni ci sono passati tra le mani i vari Sierra Hull, Chris Thile, Billy Strings, e prima Mark O’Connor eccetera eccetera, solo per citare i primi che vedo nel mio scaffale dei CD.
La lista è veramente lunga ma la cosa incredibile è che questi giovani talenti mi affascinano sempre non per la velocità e la tecnica, che sono comunque di gran rilievo, ma per la loro maturità musicale, come può una ragazzina e un ragazzino di appena 12 o massimo 15 anni avere nel DNA le frasi che sono tipiche di chi l’ambiente lo ha frequentato da ben più anni ?
Certo, saranno pure nati e cresciuti ascoltando questo tipo di musica da vari familiari e amici, ma sempre giovanissimi sono! Tanto di cappello ed un pizzico di amichevole e simpaticamente paterna invidia.
Eccomi quindi al prodotto che ha aperto il 2024, Happy Valley, seppur registrato l’anno precedente, dove il tredicenne Wyatt Ellis ci propone 12 tracce, tutte di sua composizione, tutte strumentali nessuna cantata, con un evidente riferimento alla tradizione bluegrass ma che associano la freschezza dell’età.

Si colgono gli ascolti dei più blasonati, per ora, mandolinisti e musicisti della nuova leva attuale, senza però cadere nella ripetizione o copia bensì dando un tocco del tutto personale alle composizioni. In ogni traccia compare un ospite illustre: Marty Stuart, Dominick Leslie, Sierra Hull, Scott Napier, Alan Bibey, Mike Copton, Danny Roberts, David Harvey, Jake Workman, David McLaughin, Lauren Price Napier, Christopher Henry.
Da non sottovalutare gli altri musicisti presenti da Justin Moses anche produttore del lavoro, Cory Walker, Jason Carter, Michael Cleveland, Mike Bub. Con tutti questi nomi era difficile realizzare un brutto lavoro, ma le presenze non adombrano minimamente la vena compositiva e musicale del nostro giovin mandolinista.

Se un appunto, da pignolo o più un consiglio dato dal mio personale gusto ovviamente, mi sento di muovere, è che in futuro non sarebbe male ci fosse qualche brano cantato per aprire l’ascolto ad un platea più ampia, e un po’ di coraggio in più per distaccarsi dal classico…ma questo verrà con la maturità anagrafica.
Happy Valley è sicuramente una bella sorpresa e Wyatt ha un futuro nel nuovo panorama acustico bluegrass e lì intorno.

Knee High 001 (Bluegrass Tradizionale, 2024)

Stefano Santangelo, fonte TLJ, 2024

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