Reduci da una fruttuosa serata in un jazz club di Biberach, con ben 80 persone di pubblico (!!… ma dicono che di solito ce ne sono 20-25…), con successiva cenetta casalinga a casa dell’amico Hans-Berndt Sick (ricordatelo: sta organizzando un festival per il prossimo novembre), giungiamo a Guglingen verso le 10, puntualissimi per un sound check che, però, è tutt’altro che a tiro. Minaccia pioggia, e tutti stanno lavorando a tirare su tende, tendoni e tendine per riparare gli stand che sorgono a fianco del tendone principale.
E’ la prima edizione del festival che non si svolgerà nella solita piazzetta o all’interno dell’Hotel Herzogskelter, ma l’organizzazione accuratissima di Annelie e Karl Heinz Siber ha già sistemato tutto. Salvo il service…

Sul palco troviamo ottimo materiale, casse JBL e i migliori microfoni Shure, ma è evidente che l’elemento umano del service ignora cosa sia la musica acustica. E Karl Heinz si dimostra nervosino su questo tasto, anche se non può farci niente (gli sponsor hanno provveduto a fornire quel service, quindi è prendere o lasciare). Con un po’ di ritardo riusciamo infine a fare un discreto check, seppure con sbigottimenti evidenti al sentirsi rivolgere domande tipo “Nei monitor volete sentire solo le voci?”. Vabbe’, a noi fila tutto liscio, e il suono è ottimo. Incontriamo i soliti vecchi amici di Germania, cazzeggiamo in giro dopo avere organizzato il tavolino per vendere cassette, poi torniamo in albergo per riposare un po’ (la sveglia è stata decisamente da caserma…) e tentare invano di darci un aspetto umano, quindi torniamo sul luogo del festival, che a questo punto (primo pomeriggio) è già abbastanza pieno di gente.
Nuova sorpresa: i cecoslovacchi Druha Trava hanno già suonato il loro primo set (lo sapevamo), ma i tre membri del gruppo USA, i Bluegrass Etcetera, sono sul palco, ancora intenti a sistemare il suono dopo avere interrotto il loro set, decisamente scontenti di quello che usciva (e soprattutto non usciva) da casse e monitor! E Karl adesso è molto ma molto incazzato, perché capisce che i tizi del service non ci acchiappano. Escono i Bluegrass Etcetera, e vanno a vendere cassette e calmare ire mentre suoniamo noi. Rendendoci così conto subito del problema: i sedicenti fonici hanno cambiato tutto sul palco, e intendo tutto, dai microfoni ai livelli fino a chissà cosa altro. Mah!…

Facciamo in modo di sopravvivere al primo set fra totali assenze di strumenti dai monitor e ululati poco controllati: la gente pare apprezzare comunque, e lasciamo il palco ai tedeschi Foreign Affairs. Costoro, fra cui alcune facce note, sono bravi vocalmente e strumentalmente, e con l’aiuto del giocare in casa lasciano il pubblico desideroso del secondo set, dopo la doverosa pausa per rifocillamento. Sotto al tendone fa caldino, e fuori inizia a piovere, costringendo tutti a tirare dentro tavolini, cassette e magliette varie. John Moore, dei Bluegrass Etcetera, ha già detto alcune sentite parole a Karl Heinz sui tizi del service, ma Steve Spurgin e in particolare Denis Caplinger tentano invece la via della pacificazione, anche per evitare di trasmettere nervosismo al pubblico. Quelli del service sono evidentemente dei coglioni, ma non è mai il caso di fare scontare i problemi tecnici a chi ha pagato per divertirsi, questo è sacrosanto.
Il pubblico, nel frattempo, pare del tutto soddisfatto di musica, birra e cibo, e poco si cura degli scrosci di pioggia. Noi continuiamo a girellare con gli altri musicisti, rendendoci conto che i cecoslovacchi di Druha Trava sono proprio simpatici e cordiali, oltre che musicisti della madonna, che i Foreign Affairs sono pure molto simpatici (oltreché un po’ fusi: due di loro dicono a Martino che si sono appassionati al bluegrass dopo avere sentito Red Wine a Tolosa nell’84: Dio, come siamo vecchi!), e che il bello di un festival è comunque sempre ritrovare vecchie conoscenze e farne di nuove, oltre che suonare di fronte ad un pubblico che è lì proprio per ascoltare bluegrass e non perché non sapeva che cavolo fare a casa!

Secondo set dei Foreign Affairs, e possiamo apprezzarne le armonie vocali, giocate attorno alla voce impostata e limpida dell’americana Marilyn Barclay, e gli arrangiamenti di gusto raffinato. “Il nostro limite è che facciamo quasi solo cover”, dice Marilyn, e non ha torto, ma almeno le fanno molto bene, e il pubblico è giustamente con loro.
Il nostro secondo set va meglio, anche perché Martino ha detto due paroline sentite a quelli del service, e ha ottenuto gli stessi microfoni con cui avevamo fatto il sound check… Siamo accompagnati dal rombo della pioggia sul tendone per quasi tutto il set e da una temperatura in ribasso, ma ne usciamo indenni.
Ancora Druha Trava, ottimi nella loro proposta eclettica, con un po’ di bluegrass, molto folk con suono bluegrass e linguaggio cecoslovacco, un tantinello di rock, addirittura con un intervento di sax, e sopra a tutto una tecnica superba guidata da una elevatissima musicalità. Impressionano soprattutto i fratelli Malina a banjo e chitarra e Lubos Novotny al dobro, ma sono grandi anche Robert Krastan alla voce e Oddiocomesichiama al basso (perdono…).

Infine arrivano per l’ultimo set i Bluegrass Etcetera, con un suono migliore ma ancora, come tutti del resto, con un monitoraggio di fantasia (John Moore non sente una nota di chitarra). Suonano con una tecnica incredibile, ma non si può evitare di pensare che i giovani dell’Est non li vedano nemmeno sotto il profilo artistico… Sono però grandi intrattenitori, specialmente con una Duelin’ Banjo in versione quasi comica, sostenuta per ore nel più totale divertimento del pubblico, per cui alla fine quasi non riescono ad andarsene, e devono sostenere una serie infinita di bis. Ottimo John Moore, se pure ‘troppo tecnico’, ma soprattutto ottimi Steve Spurgin (grande voce e grandi canzoni) e Denis ‘Cannonball’ Caplinger, che col banjo fa proprio di tutto.
Non si pensa nemmeno ad una jam session finale, anche perché il palco non è enorme, e soprattutto perché nessuno si sognerebbe di mettere i sedicenti fonici di fronte ad una simile ordalia… Si scioglie quindi l’assemblea, e mentre il pubblico se ne va a sguazzare nel fango di fuori noi restiamo a cazzeggiare ‘fra artisti’ (ha ha), con la birrona fra le mani, poi anche con diversi (molti) Jack Daniels nel bar dell’albergo, a sghignazzare con i Druha Trava finché non ci cacciano. E speriamo di rivederli presto, magari in Italia…

Il giorno dopo salutiamo Karl Heinz e Annelie Siber, che rivedremo a Owensboro, ed è lunga fino a casa. Guglingen, comunque sia, con service fetente e pioggia o meno, ha un’atmosfera di un calore unico, e ci auguriamo di assaporarla nuovamente l’anno prossimo (chi può dirlo?). Ne riparleremo.

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 30, 1995

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