Una serata da incorniciare quella di sabato 22 luglio che ha visto l’esibizione di Gail Davies, country singer proveniente da Nashville- Tennessee. La felice conclusione di una giornata iniziata con l’arrivo della cantante all’aereoporto di Verona e continuata con un’entusiastica visita al centro storico di Trento, la mia cittá. Per concludersi al Pub Mr. Gulliver di S. Cristoforo al Lago. Gail Davies arriva in Italia, per la prima volta, grazie all’aiuto della BCMAI che mi ha messo in contatto con il suo agente svizzero. Andrea, il ‘boss’ del locale, ha colto quest’occasione al volo, essendo da sempre un divulgatore instancabile di musica.
Ma veniamo al concerto. Il pub alle 22.30 è giá pieno in ogni suo posto, nella sala riservata alla musica. Anche all’esterno il pubblico si accalca per poter seguire lo spettacolo. S’affaccia qualche segno di malumore subito smorzato da un buon boccale di birra.
Mi accingo verso il palco e dopo una brevissima presentazione Gail Davies entra ed una volta stretta la chitarra tra le sue mani attacca It I’m Me Babe di Bob Dylan accompagnata dalla sua band: il marito Bob al basso, alla chitarra ritmica il figlio Chriss Scruggs (nipote del grande Earl della band di Bill Monroe), Dave ‘l’inglese’ al mandolino e Mark ‘il texano’ alla chitarra solista.
La canzone viene eseguita senza infamia nè gloria, ma giá con Tell Me Why, scritta da Gail, le cose si mettono sul binario giusto.
Il pubblico recepisce la classe dell’artista e risponde con grande calore a sua volta ricambiato con qualche stentata parola in italiano (imparata prima del concerto), che riesce a far breccia nell’invisibile muro delle diversitá linguistiche e dei gusti personali. Brani di Hank Williams (Lovesick Blues), Desert Rose Band (Ashes Of Love), ancora Bob Dylan (I’ll Be Your Baby Tonight) si alternano a quei scritti dalla nostra come: Someone Is Looking For Someone Like You, I’ll Be There e una brillante versione, tra gospel e bluegrass, di Buckett To The South con finale in crescendo.
All’interno dello spettacolo vi è anche spazio per il figlio: Chriss in Tennessee è a capo di una band di rockabilly. Questi, imbracciata la chitarra della madre (una Martin elettrificata del 1951), si esibisce in uno strepitoso set di rock’n’roll sullo stile di Gene Vincent e Eddie Cochran, rendendo bollente il clima giá torrido del locale.
Lasciato nuovamente il posto a Gail lo show prosegue e ogni canzone è un’emozione proposta come una gemma unica nel suo genere. La voce di Gail Davies raggiunge livelli espressivi che raramente si riscontrano negli odierni cantanti ‘New Country’, quasi tutti allineati su di un unico piano vocale dettato anche questo, dalle leggi di mercato. Ricordo che Gail ha un passato come cantante jazz.
Il finale dello show è caratterizzato da un altro intervento di Chriss con alcuni pezzi sempre in stile anni ’50 e dai bis richiesti a gran voce. Gail rientra trionfante sul palco e canta due sue composizioni dall’aria nostalgica, Kentucky e Grandma Song, e due frizzanti cover: un vecchio rock’n’roll Singing The Blues ed I Can’t Help It di Hank Williams, un icona della nostra musica. Canzoni che pur non facendo parte del nostro patrimonio culturale, o dei ‘gironi infernali’ del sound del momento, sono dotate di carattere e ‘malleabilitá’.
Questo ha permesso loro di sopravvivere e di essere di continuo punto di riferimento per chiunque voglia conoscere le radici della musica d’oltre oceano. Ed un punto di partenza per il musicista interessato a voler ‘mixare’ ritmi e melodie alla ricerca di una musica ‘roots’ per il futuro.
Il pubblico sa di aver vissuto un’esperienza unica e saluta l’uscita di Gail Davies tributandole un lunghissimo applauso e quindi acquistando il suo bel Greatest Hits che raccoglie oltre vent’anni di carriera.
Domani, mi dice Gail, suonerá in Inghilterra, mentre la sera prima era in Spagna. Un lungo tour, all’incirca 20 date, che è partito da Nashville per approdare in Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera.
Il concerto italiano, a suo dire, è stato molto buono e l’accoglienza piú che gradevole.
La musica country nel nostro paese non fa proprio tendenza, ma gli estimatori non sono mancati e le diverse copertine autografate ne sono la prova: meraviglia, anche i vecchi lp hanno avuto il loro ‘posto al sole’.
Gail mi ha confidato la sua voglia di ritornare nel nostro paese ad esibirsi prossimamente. Spero di poterla accontentare.
Un appunto sulla band, che ha svolto un eccellente lavoro eseguendo ogni pezzo con grande maestria e un feeling molto convincente, soprattutto nelle parti in cui il vigore del sound veniva un pó a scemare a causa della melodicitá del brano. Un bravo anche al tecnico del suono Michele per la sua professionalitá.
In conclusione ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato affinchè quest’’avventura’ riuscisse nel migliore dei modi. Una notte magica all’insegna di un’interprete eccezionale e della country music piú vera.
Take me home, country road (questa non l’ha fatta!).
Nicola Messina, fonte Country Store n. 54, 2000