Kevin Meisel da Bellville, Michigan, è un nome relativamente nuovo, anche se ha esordito nel 1998 con un disco autoprodotto ed autodistribuito intitolato Coal & Diamonds (Thursday Records).
L’album ci forniva l’immagine di un cantautore essenzialmente legato alla strumentazione acustica, anche se questa caratteristica non necessariamente rappresentava un limite in termini di arrangiamenti.
L’approccio era quello di una musica con forti ed evidenti riferimenti alla tradizione, ma con uno script che altrettanto doveva ai grandi cantautori americani, primo fra tutti il Bruce Springsteen di Nebraska.
Con questo Country Lines, Kevin si ripropone in veste più matura, con arrangiamenti ampliati, che comprendono anche strumentazione elettrificata, che contribuisce a dare maggiore corposità ad un suono che risulta, in definitiva, più completo.
Fin dall’iniziale title-track, caratterizzato da un arrangiamento molto gradevole e da una corretta ricerca a livello melodico, la proposta risulta (con)vincente, con brani meditativi (Stains, The Story Of His Rise To Kingdom Come, Down In Memphs, Thicker Than Blood, Drifter’s Son e Unmarked Graves) che si alternano piacevolmente ad episodi più epidermici (Pretty Little Postcards, She’s Gone e Doncha Pawn Yer Diamond Ring), senza tralasciare ammiccamenti più o meno evidenti alle sonorità country di Broken Heart Tattoo.
Kevin canta da solista e suona gli strumenti classici del cantautore (chitarre, armonica), oltre all’organo e tambourine.
Per quanto riguarda i musicisti che lo accompagnano, devo ammettere di non conoscerne neppure uno; si tratta evidentemente di signori dilettanti che suonano più per passione che per denaro, ciascuno con il proprio ‘day job’ che magari niente ha a che fare con la musica.
Kevin Meisel può tranquillamente occupare una nicchia nella nostra collezione di dischi, magari molto vicino a John Prine, ordine alfabetico permettendo.
Brambus 200379-2 (Singer Songwriter, 2003)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 71, 2004