Lo segnaliamo per dovere di cronaca. La band è formata da Sid Griffin (mandolino), Pat McGarvey (banjo), Neil Robert Herd (chitarra), H. Nield (dobro), Gemma White o Leo McMorgan (non si capisce bene chi dei due o se tutt’e due abbiano partecipato al concerto: contrabbasso).
La band è londinese, l’unico americano e Sid Griffin, sbarcato in Gran Bretagna anni fa dopo la parentesi Long Ryders, una delle più valide rock band degli anni ’80.
Californiani di Los Angeles, i Long Ryders proponevano un rock decisamente sixties nel look e nei suoni, ma con la grinta di una band punk con strumentazione roots e country, veramente bravissimi.
Sid in Inghilterrra ha messo in piedi un’etichetta discografica, ristampa vecchio materiale di sua produzione o di compagni di merenda, scrive (lo ha sempre fatto, per riviste e fanzine, ha prodotto anche un libro dedicato a Gram Parsons) e suona, con i Coal Porters. Non li ho mai ascoltati questi Coal Porters, non so se normalmente suonano solo in acustico come in questo live…
Ma veniamo al disco: statene a distanza di sicurezza. Triste dirlo, ma è davvero una cosa brutta. Nel mondo occidentale e industrializzato americani e inglesi hanno saputo magistralmente monopolizzare il mercato musicale, non solo per via di una posizione di potere economico e culturale.
Spesso è successo che la macchina inglese, nonostante abbia un motore meno potente di quella americana, sia riuscita a produrre cantanti e gruppi che hanno avuto un successo mondiale ben superiore ai colleghi d’oltre oceano; la qualità media dei musicisti inglesi, sappiamo, è molto alta.
Bene, allora, per cortesia, che qualcuno mi spieghi perché gli inglesi non sono capaci di fare bluegrass. Ripeto, anzi aggiungo: gli inglesi suonano il bluegrass da cani, incapacità totale, la loro incapacità rasenta l’assurdo.
L’idea di partenza, cioè eseguire brani dal repertorio di Chris Hillman o delle band di Hillman, era davvero buona (un’idea ovviamente nata a Sid, fan nr. 1 dei Byrds e di Hillman sul pianeta Terra), ma il risultato è deprimente. A parte qualche raro assolo, il resto, dalla ritmica al back-up ai cori, è completamente da dimenticare. Avvisati.
Prima SID-013 (Bluegrass Moderno, 2001)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 64, 2002