Qualche tempo fa chiacchieravo con James Leva, noto old timer della Virginia, proprio sul tema delle nuove voci che cominciano a popolare in maniera significativa il mondo della ‘traditional country music’, quella country music, per intenderci, molto vicina ai suoni e alle atmosfere old time. Voci che cercano di rappresentare, in maniera comprensibilmente malinconica e con un approccio genuino, il dramma della povera gente che viveva in passato nella dura zona delle Appalachian Mountains. Singer songwriter che scrivono canzoni seguendo uno stile, poetico ed essenziale al contempo, che quando diventa narrazione non si spinge oltre le piccole grandi storie della quotidianità di quel microcosmo chiuso in se stesso per lunghi secoli, cantautori che cercano di far rivivere la forza emotiva e la grande capacità di sintesi che fu di Jimmie Rodgers, A. P. Carter e Hank Williams.
Una formula che prevede uno stile vocale malinconico, grezzo, arcaico, senza tempo, ma comunque curato, e un arrangiamento strumentale scarno, minimalista.
E’ una ricetta tutt’altro che facile da realizzare, se non ci si riesce il risultato è di una banalità improponibile. Se, al contrario, la sensibilità dell’artista e le capacità del produttore sono all’altezza, si concretizza qualcosa che può essere vendibile per ‘genuino’ – ‘the real thing’ come dicono loro.
E’ vero che la tradizione si evolve. E’ anche vero che la società attuale non è quella di un tempo. E’ vero pure che Mike Seeger si è fatto a Washington Square, nel bel mezzo della grande New York e non a Galax, Virginia. Così com’è tristemente vero che oggi il sapore della patatina fritta è quello di MacDonald e non più quello della vera patata, sbucciata e poi fritta.
Insomma, che andate cercando, la verità o la rappresentazione della verità? Al popolone pare basti la rappresentazione. Per questo hanno dato la produzione della colonna sonora del film Fratello Dove Sei? a T Bone Burnett che, pure lui, con Galax (e con la storia della musica old time) ha davvero poco da spartire.
E Gillian Welch, nuova ‘genuinissima’ cantautrice apprezzata anche all’interno della comunità folk americana, autrice di canzoni finite nel repertorio di rinomate star del folk e del bluegrass, prodotta guardaguarda da T Bone Burnett, dove credete sia sbocciata, in un campo di tabacco del Sud? Macché, è nata nel 1967 a Manhattan, a due passi da Wall Street e dall’Empire State Building, e, pensate un po’, è cresciuta nell’ancora più provinciale Los Angeles, California…
Io non sono molto d’accordo con l’amico James, particolarmente rigido nel giudicare questi ‘intrusi’ senza patente. Mi limito ad ascoltare i dischi e a trarne piacere. Mi rendo però conto che le informazioni in mio possesso, relative al musicista che sto ascoltando, possono tuttavia andare a modificare parzialmente il giudizio finale e quindi la mia considerazione generale del musicista in questione.
Scoprire, per esempio, che Grey De Lisle ancora prima di incidere il CD The Graceful Ghost (Sugar Hill Records 3985) ha cominciato a ragionare sulla veste grafica della copertina che, secondo la sua idea, doveva rappresentare meglio possibile il suo personale concetto di immagine old time, mi ha lasciato un po’ perplesso. Sapere che è californiana, che ha prodotto alcuni dischi di alternative country, che va girando con musicisti di estrazione rock e dividendo i palchi con Dave Alvin e simili, mi aiuta a capire meglio l’artista…
Grey De Lisle, quindi, non è del Sud Est, non ha fratelli col destino segnato dalla tubercolosi presa nelle miniere del Kentucky, non ha il papà anziano con la schiena rotta per una vita passata nei campi a ‘guardare il culo di un mulo’, come direbbe Bill Monroe. Però è brava. Canta bene, storie semplici, d’amore. Un bel disco, la sua opera prima per la Sugar Hill. Ecco, magari un po’ troppo lento, e a tratti eccessivamente dolce. Comunque buono. A condizione che non ci vengano a dire che si tratta di genuina Appalachian old time country music.
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 73, 2004