Da Indianapolis, Indiana, un’autoproduzione di notevole interesse. Jason Wilber, già chitarrista per John Prine e Hal Ketchum, firma un esordio più che dignitoso dopo una lunga attività di side-man. Lost In Your Hometown è composto di dieci canzoni che spaziano tra ballate d’atmosfera e veloci country-rock, brani rock con altri dagli accenti pop, folk-rock cantautorale e gradevoli sonorità sixties.
In possesso di notevoli qualità tanto come autore, dall’ispirato ed introspettivo songwriting, di una bella voce, calma, malinconica e vellutata, Wilber si mette in evidenza più per le doti cantautorali che per quelle di chitarrista. Non che su questo versante non sia impegnato; con il solo ausilio di Todd Smith, basso e voce, e Danny Deckard, batteria, egli realizza l’intero album suonando chitarre, piano, organo e mellotron, ma non è per questo che si fa ricordare in Lost….
Dalle sue scarne e spesso desolate ballads spiccano: la qualità dei testi, dove Jason esprime, con chiarezza e realismo, ogni suo sentimento, le variegate fonti d’ispirazione, le capacità di arrangiare, caratterizzando, con pochi tocchi, ogni brano, più che le doti di solista. Nel suo album prevale, in modo intelligente e creativo, il cantautore sullo strumentista.
L’apertura è rockeggiante, I Feel In Line, le chitarre si sentono, ma Wilber prosegue nell’intimistica Walking In The Church, sottolineata da poche note al mellotron.
Pick Up Your Heart è una ballad che ci riporta al miglior cantautorato seventies e I Owned A Liquor Store al veloce sound delle jugband.
Prevalgono però le atmosfere tristi, introspettive e malinconiche, ballads folk- oriented drammatiche nelle melodie come nei testi: la title track, Apologies e More Alone Than Before, alcuni dei punti di forza dell’album, con la magnifica ghost-song’ in chiusura.
Flat Earth FE 111 (Singer Songwriter, Alternative Country, 1998)
Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 30, 1999
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