È tipico dello spirito di Bromberg dedicare un intero album alla figura del gregario, dell’accompagnatore, un ruolo che lui stesso, come spiega nelle note di copertina, ha ricoperto a lungo prima di riuscire ad imporsi come solista. Il progetto è una consapevole celebrazione del ‘sideman’, a cominciare dalla dedica (ai compianti Merle Watson, Jesse Ed Davis, Roy Buchanan e Jethro Burns) fino alla ricerca degli stessi musicisti che animano le varie parti del disco, scelti in un mazzo di ‘accompagnatori’ di classe.
Bromberg, va detto per inciso, non è cambiato di una virgola, è sempre lo stesso individuo che abbiamo lasciato qualche anno fa in fase di stallo, con la faccia da bambinone e la barbetta caprina. Sulla copertina espone amorevolmente due dei suoi preziosi strumenti, una Fender elettrica Esquire e una Martin prewar, e divide in due anche il disco, una City Side (A) e una Country Side (B), con caratteristiche prevedibili.
La prima facciata è infatti più elettrica, con il funky e il rhythm’n’blues dei primi due brani, ma finisce già per addolcirsi con l’inusuale Sideman’s Samba prima di finire alla grande con un grande blues acustico di Leroy Carr in cui Bromberg si fa accompagnare dal piano di Mac ‘Dr. John’ Rebennack.
Il lato ‘country’ è effettivamente più sbilanciato verso questo lato (non indifferente) degli interessi musicali del chitarrista, richiamando per l’occasione un gruppo di ottimi musicisti da una delle sue tante band del passato, uniti in un paio di brani all’ottima ritmica del gruppo di Willie Nelson, senza dimenticare una Save The Last Dance For Me in cui a David Lindley & friends si unisce addirittura Jackson Browne alla chitarra e voce, perfetto esempio di ‘sideman’ di lusso.
Ciliegina finale un blues di Big Bill Broonzy, Long Tall Mama, con l’acustica di Bromberg a confronto con quella di Jorma Kaukonen e un piccolo aiuto dall’armonica di John Sebastian.
Tanti pezzi di un unico rompicapo, un musicista che è riuscito spesso a farsi amare non solo per l’abilità tecnica (non sempre così cristallina) ma forse più per uno spirito di fondo, mordente ed irruento, che continua a caratterizzare ancora oggi la generosità del personaggio.
Rounder 3110 (Singer Songwriter, 1990)
Stefano Tavernese, fonte Chitarre n. 48, 1990
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