Non sbaglia un disco la regina del grass mainstream (semplice dato di fatto, senza alcuna malizia o negatività). E come potrebbe sbagliare, con quella voce e quella sensibilità di interprete, che sa impossessarsi di ogni canzone e fartela sentire come se fosse proprio la tua, e con quei musicisti e autori, da Jerry Douglas a Dan Tyminski a Robert Lee Castleman, raffinati artigiani e consumati professionisti. Quando poi a questi si aggiungono autori come Woody Guthrie (splendida la rilettura di Pastures Of Plenty cantata da Tyminksi, la voce di Clooney in O Brother Where Art Thou?) o la coppia Gillian Welch/David Rawlings (Wouldn’t Be So Bad è un capolavoro di grazia pastorale) è davvero difficile sbagliare un disco. E quando poi la soave Alison si ricorda di essere anche una violinista (come nella strumentale Unionhouse Branch regalatale da Douglas e nella già ricordata Pastures Of Plenty) la festa è completa.
Il gioco di squadra tra Alison e i suoi musicisti è il plus del disco: oltre a Tyminksi, anche il chitarrista Ron Block si alterna in un episodio alla voce, e questa molteplicità di voci, che veicolano emozioni e sguardi diversi, contribuiscono a muovere il disco, così come le diverse sfumature nelle quali viene di volta in volta declinato il country.
Tutto scontato insomma? Se diamo per scontato talento, gusto e sensibilità, sì. In caso contrario, questo disco è un piccolo gioiello. Per tutti: mainstream grass appunto.
Rounder 610525 (Bluegrass Moderno, 2004)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 111, 2005
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