Sarà forse un po’ riduttivo ma penso che gli artisti si possano dividere in due grandi categorie: quelli che iniziano ad incidere per una piccola e sconosciuta etichetta indipendente ma che col passare del tempo passano ad una major riuscendo così ad ottenere un proporzionato successo, e quelli che invece, loro malgrado, compiono la strada inversa. È quest’ultimo certamente il caso dei Great Plains, gruppo che cinque anni fa riuscì ad incidere un disco per la Columbia e che adesso da alle stampe il suo secondo lavoro per la meno conosciuta Magnatone Records.
Superate le difficoltà contrattuali ed affrontato un ridimensionamento dei ruoli, i Great Plains tornano a noi con una formazione nuova di zecca: dei quattro membri originali Russ Pahl, Michael Young, Jack Sundrud e Denny Dadmun-Bixby sono rimasti gli ultimi due ai quali si é affiancato il valido multistrumentista e cantante Lex Browning. Ancora una volta Jack Sundrud si conferma leader incontrastato, sia come autore per il fatto di aver scritto undici dei pezzi selezionati sia a livello esecutivo per essere la voce principale.
Fa piacere notare che l’approccio compositivo è rimasto intatto, riuscendo per questo a confermare l’impressione avuta ascoltando il primo lavoro di essere di fronte a degli ottimi emuli di gruppi anni settanta quali gli Eagles e Poco.
Come i loro progenitori anche i Great Plains fanno grande uso dei cori e di chitarre acustiche, alternando momenti più soft (bellissime Nothin’ I Can Do About The Rain, Sentimental Fire, Healin’ Hands) ad altri più ritmati (su tutte Where’s The Fire dal piacevole refrain e A Dream That Never Sleeps con un bel violino a dettare la melodia). Se aggiungiamo che il CD dura la bellezza di 45 minuti, evento raro per un lavoro di country music, che il libretto riporta i testi, che la qualità del suono è davvero molto buona cosa manca ancora? Solo la pazienza di andarlo a cercare.
Magnatone MGT- 105-2 (Country Rock, 1996)
Stefano Bergamaschi, fonte Country Store n. 35, 1996