Dylan e il country. Quando si parla di questo connubio con la mente si va immediatamente a Nashville Skyline, un ‘tributo’ a questo genere pubblicato nell’aprile del 1969 e non particolarmente riuscito al poeta di Duluth.
La prima impressione che si ha ascoltando il disco è come sia diversa la voce di Dylan, pare molto simile a quella che aveva nei primi anni al Village. Una voce armoniosa, melodica e serena, lontana anni luce dalle spigolosità dei suoi dischi precedenti a questo. Serenità che sembra trasparire dalla foto di copertina, dalle foto interne (un Dylan così sorridente lo si vedrà poche volte…) e dalle tematiche amorose affrontate nell’album.
Purtroppo, a questa impressione di generale rilassatezza, non coincide un risultato lirico e musicale memorabile. Nashville Skyline è un disco molto breve che si ricorda per il duetto con Johnny Cash in Girl From The North Country, già tuttavia presente in versione Dylan & chitarra su Freewheelin’ Bob Dylan del 1962, dove l’Uomo in Nero impreziosisce con la sua ammirevole voce una già grande canzone. E si ricorda anche, per motivi molto meno nobili, per Lay Lady Lay, brano che fruttò all’autore un notevole successo commerciale, ma che è un po’ il sunto di tutto l’album: canzone d’amore, gradevole, melodica, ma banalotta. Si salvano ancora I Threw It All Away, una sorella minore di Lay Lady Lay, musicalmente parlando, e Country Pie che si discosta dal country, a dispetto del titolo, e si avvicina alle sonorità di The Band. Sconvolgente ed osceno è però il taglio che subisce questa canzone dopo solo un minuto e mezzo. Credo lasci interdetti gli ascoltatori ancora oggi, per quanto è brutale e insulso.
Il resto è gradevole, ma nulla più a partire da Nashville Skyline Rag, uno dei pochi strumentali di Dylan non presenti su Pat Garrett & Billy The Kid.
Nashville Skyline si può dunque considerare uno spartiacque nella carriera di Bob Dylan. Prima di questo disco l’Artista era criticabile (e da alcuni puristi del folk lo fu) solo per la forma e non per il contenuto delle sue composizioni. Dopo, e purtroppo in molti casi, lo sarà per entrambe le cose.
CBS 63601 (Country Folk, 1969)
Fabrizio Demarie, fonte TLJ, 2005
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