Una cosa è certa. Qualche anno fa, quando solo l’idea del basso elettrico mi faceva accapponare la pelle (allora ero un purista esasperato), un album così l’avrei stroncato senza mezzi termini, sbagliando probabilmente. Ancora oggi sono molto affezionato agli album più acustici di Berline & Co., ma i gusti cambiano, si modificano e quando alla base c’è una solida preparazione dei musicisti, questo o quel brano possono piacere meno, ma nel complesso il tutto può risultare piacevole.
E’ il caso di Fiddler’s Dream dove ritroviamo i Sundance in una veste decisamente country. Un album adatto agli amanti dello stile Nashville, con batteria, pianoforte, steel-guitar, il tutto di contorno al fiddling sempre perfetto di Byron Berline. Non un album invece adatto agli affezionati del genere più tradizionale anche perché ben lontano dalle prime incisioni dei Sundance (con Crary e Hickman).
Tutti gli attuali componenti della band vengono da importanti esperienze precedenti; non parliamo di Berline, l’elenco non potrebbe finire più, ma Skip Conover e Rick Cunha sono già ben noti al pubblico italiano.
Anche dal punto di vista vocale l’album merita attenzione, ed in particolare nel brano che chiude la seconda facciata, quel Wildwood In The Pines con due cori non accompagnati in stile gospel veramente eccellenti.
Le registrazioni, tutte dal vivo, risalgono al 1982. All’Appaloosa va il merito di aver ripescato e stampato il materiale.
Appaloosa AP 043 (Bluegrass Tradizionale, Bluegrass Progressivo, 1985)
Mario L. Ròndena, fonte Hi, Folks! n. 13, 1985
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