Di questo disco me ne parlò Grisman la scorsa estate in Francia dopo un suo concerto; da allora ho aspettato sei lunghi mesi per poi finalmente ascoltarlo ed infine purtroppo ho dovuto constatare, con mio sommo stupore, di avere di fronte uno degli ‘scivoloni’ più clamorosi che si possano immaginare.
Prima di proseguire voglio però precisare che per me David Grisman è stato ed è ancora oggi uno dei più geniali musicisti in assoluto, mandolinista d’eccezione, alfiere indiscusso della New Acoustic Music, lucido esecutore, ineccepibile compositore ed arrangiatore, nonché instancabile ricercatore, produttore e, giornalista. Credo di non aver dimenticato nulla e spero che questa sua frenetica attività sia una delle cause principali di questo ‘fiasco’, anche se ascoltando Acousticity è facile capire quali siano gli altri punti deboli, individuabili nei due nuovi elementi del suo quartetto, Jim Buchanan e Jon Sholle, ambedue ottimi musicisti ma scorrelati e fuori luogo per le calde atmosfere progressive della ‘Dawg Music’ di Grisman.
Questo dimostra ancora una volta che il passaggio da un genere musicale quale il bluegrass – sto parlando di Buchanan – al più complesso linguaggio swing non è affatto semplice, né tanto meno si può inventare da un giorno all’altro.
Scialbo ed a volte troppo rock è invece il fraseggio di Sholle parzialmente slegato dalle idee di Grisman anche se fiacche come in questo caso.
Interessante è invece l’inserimento della batteria di Hal Blaine, unica nota positiva del disco, insieme al felice e collaudassimo contrabbasso di Rob Wasserman, spina dorsale del gruppo.
Non vorrei sembrare troppo cattivo ma in questo caso è molto difficile non esserlo vista la pochezza dei contenuti di questo disco e le balzane trovate come ad esempio i fiati stile discoteca, lo squallido fischiato alla film western, lo scontato finale dixieland oppure i banali giri di accordi camuffati con sostituzioni astute e soprattutto l’assoluta mancanza di melodie valide in tutti i brani, tranne che per i vecchi cavalli di battaglia ripescati, riveduti e corretti.
Credo di essere stato abbastanza chiaro e vorrei non aver scritto tutto questo, ma ‘scivoloni’ di questa portata non sono assolutamente giustificabili, visto che si sta parlando di David Grisman, il più grande tra i musicisti dell’area della New Acoustic Music, e non so proprio come e dove trovare giustificazioni a questo tremendo Acousticity.
Scusa, David, ma era proprio necessario; comunque incidenti di percorso succedono a tutti, quindi aspetto con fiducia il tuo prossimo lavoro.
Per ora fingerò di non aver mai ascoltato questo inutile album.
Zebra ZEA 6153 (New Acoustic Music, Bluegrass Progressivo, 1986)
Roldano Boeris, fonte Hi, Folks! n. 15, 1986