Dopo Nanci Griffith, Steve Earle e Lyle Lovett un’altra artista texana sale alla ribalta della scena country contemporanea avvalendosi di un contratto con una grossa compagnia discografica. Si chiama, o meglio si fa chiamare, Rattlesnake Annie e vi suggerisco di prendere nota del suo nome perché ne sentirete parlare ancora in futuro. Questo disco tuttavia non consiste nel suo vero esordio su vinile in quanto prima di esso hanno visto la luce almeno un paio di altri lavori autoprodotti di cui, purtroppo, non è mai giunta notizia da queste parti. L’LP in questione comunque è stato inciso interamente a Nashville con la crema dei musicisti di studio del posto (Roy Huskey Jr., Charlie McCoy, Jerry Douglas, Vassar Clements, Johnny Gimble, Kenny Malone, ecc.) e si inserisce di prepotenza nell’ambito della nuova tradizione country: nessuna sorta di omogeneizzazione dunque ma soltanto solida e genuina country music con varie reminiscenze blues, folk e bluegrass!
Al pari di altri nuovi protagonisti dell’odierna scena statunitense Rattlesnake Annie non ha alcun interesse infatti nel portare rivoluzioni o innovazioni ma più semplicemente reca un messaggio di integrità artistica e morale fondato su un sano e sincero ritorno alle radici.
Per tale motivo l’album è strutturato in maniera prevalentemente acustica, con l’aggiunta piuttosto frequente della batteria che però non contrasta affatto con l’impalcatura di base ma si rende essenziale nel sottolineare il dinamismo e la vitalità della musica e della cantante. La sua voce infatti è talmente dotata di grinta ed energia che, inevitabilmente, si produce nelle migliori interpretazioni proprio quando il ritmo o l’andamento risultano più vivaci o marcati.
Così spiace quasi dirlo ma, a mio avviso, sono proprio le due canzoni firmate dalla stessa Annie a delinearsi come i momenti più gracili dell’album: nessuna sdolcinatura per carità, solo un denso sentimentalismo che poco si addice alle inflessioni bluesy della sua voce.
Leggermente migliore risulta forse Long Black Limousine, un bel duetto vocale con Willie Nelson (padrino di Annie per l’occasione), ma i miei episodi favoriti sono indubbiamente Funky Country Livin’, Callin Your Bluff, Been Waitin’ That Long e la frizzante Outskirts Of Town. Oltreché da Rattlesnake Annie le canzoni del disco sono state scritte da vari autori fra cui i più noti sono Steve Young, Merle Travis (di cui è presente la classicissima Sixteen Tons, immancabile omaggio al passato) e Lonnie Mack che spesso ho incontrato in altri contesti e che qui firma ben quattro titoli rivelando una vena fertile pure in questo campo.
Una degna conclusione per un anno felice come da tanto tempo non capitava alla musica di Nashville.
Columbia B6C 40678 (Outlaws, 1987)
Massimo Ferro, fonte Hi, Folks! n. 30, 1988