Ennesimo lavoro di Bela Fleck. Devo subito precisare che, secondo me Drive (con l’ambizioso sottotitolo di ‘A Collection of Bluegrass And Related Music’) non conduce da nessuna parte, al massimo lo si può definire: un giro all’interno di un parcheggio. Quindi ci si muove in spazi angusti, spesso (ma non sempre) privi di luci e di colori. Ahinoi, Mr. Fleck ci aveva abituato a produzioni di ben altro livello: Drive non è certo all’altezza di Natural Bridge o di Deviation (questo per avere come punto di riferimento solo alcune delle ultime incisioni firmate solo dal banjosta newyorkese, perché se considerassimo anche quanto firmato ‘New Grass Revial’, ‘Spectrum’ e collaborazioni varie dovremmo allargare il discorso a dismisura). Drive non
è certo un disco spregevole, anzi ma quando un Bela Fleck raggiunge una semplice sufficienza scolastica io non sono soddisfatto. Lui sì? E voi?
I collaboratori? I soliti: il ‘fratello’ nei New Grass Revival Sam Bush al mandolino, Jerry Douglas al dobro, Tony Rice e la ‘sua’ chitarra, il partner nei defunti Spectrum Mark Schatz al basso acustico, Mark O’Connor al violino (in quattro brani) e Stuart Duncan sempre al violino (nei pezzi rimanenti). Duncan è l’unica novità rispetto alle altre produzioni fleckiane ed è l’unico a partecipare in sala d’incisione con un certo entusiasmo; sarà forse un caso, ma i brani con più colori, meno ripetitivi vedono la partecipazione di Stuart Duncan. E gli altri? Tutti onestamente bravi, professionalmente ineccepibili, ma tutti hanno nella loro carriera musicale episodi più memorabili.
Bela Fleck ci ha dato tanto, quindi gli perdoniamo Drive, a patto, però, che non si tratti di una involuzione, ma soltanto di una scelta, come dire?, ‘affrettata’.
Rounder 0255 (Bluegrass Progressivo, Bluegrass Tradizionale, 1988)
Antonio Calderisi, fonte Hi, Folks! n. 33, 1988
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